Alfonso Ratisbonne, ventisettenne ebreo di Alsazia era giunto in Italia durante un viaggio verso l’oriente nel gennaio del 1842. Non avrebbe dovuto soggiornare a Roma ma qualcosa lo spinse qui ed entrò in contatto con alcuni amici e connazionali; tra questi, il barone Teodoro de Bussière che cercò di coinvolgerlo in conversazioni sulla religione e la fede cattolica, ottenendo però dal Ratisbonne un netto rifiuto. Aveva solo accettato, dietro a insistenze e con divertito interesse verso quello che a lui sembrava un oggetto di superstizione, la Medaglia Miracolosa. 

Il 20 gennaio, sul mezzogiorno, accompagnato dal de Bussière passò dalla chiesa di S. Andrea delle Fratte; entrò solo per curiosità artistica, ma mentre osservava i preparativi per un funerale, si sentì spinto da una forza sovrumana verso questa cappella e vide sull’altare apparirgli l’Immacolata nell’atto di invitarlo a inginocchiarsi, con un’espressione piena di misericordia. “Una luce indescrivibile – scriverà nella sua testimonianza -. Lei di una bellezza disarmante”. L’ebreo s’inginocchiò all’istante tentando invano di guardarla, ma era troppo grande il senso di riverenza e, per tanto, riuscì ad ammirare solo le mani. 

Convertitosi all’istante, chiese e ottenne il battesimo che gli fu amministrato il 31 dello stesso mese dal cardinale Vicario Costantino Patrizi, lo stesso che a meno di tre mesi dall’avvenimento, dopo un accurato processo, decretò (3 giugno 1842) la verità del miracolo.

È un’apparizione silenziosa questa, l’Immacolata non lascia nessun messaggio, ma compie un gesto eloquente: Alfonso vede il dito indice della Madonna che gli indica di inginocchiarsi. La sconvolgente testimonianza di Ratisbonne termina con una frase che, per tutta la vita, amò ripetere: “Elle ne m’a rien dit, mais j’ai tout compris” (“Lei non mi ha detto nulla, ma ho capito tutto”).

In seguito all’apparizione, si fece sacerdote nell’ordine dei Gesuiti e poi si unì al fratello Thèdore (convertitosi al Cristianesimo e ordinato sacerdote nel 1830, lo stesso anno delle apparizioni a Santa Caterina Labourè) che aveva fondato la congregazione di Notre Dame de Sion, ancora esistente, per la conversione degli ebrei al Vangelo.

Nel 1852 venne fondato l’ordine maschile dei Padri di Nostra Signora di Sion, e Alfonso ebbe la possibilità di vivere a pieno la sua vocazione: essere missionario in Terra Santa. Col permesso di Pio IX, Alfonso lasciò la Compagnia di Gesù nel dicembre del 1852, ma con i Padri Gesuiti restarono sempre rapporti di profonda stima e gratitudine. Entrato nella nuova Famiglia religiosa, pensò subito di realizzare il sogno che custodiva nel cuore: portare a Gerusalemme le Suore di Nostra Signora di Sion, cosa che avvenne nel 1855.  La prima opera che ha realizzato Ratisbonne è stato il Santuario dell’”Ecce Homo”, consegnato in custodia alle Suore di Sion. Tra i carismi dl santuario anche quello dell’accoglienza delle bambine orfane, tanto che questo centro si è rivelato una fonte ispiratrice per altre opere di carità, come un collegio gratuito per un centinaio di ragazze e una pensione nella quale si ospitavano numerose giovani ebree e musulmane. Morirà in Terra Santa, ad Ain Karin, sul luogo che la tradizione indica come quello della Visitazione di Maria a Elisabetta.  

Settantacinque anni più tardi, a Roma, nella Cappella del Collegio Internazionale dei Frati Minori Conventuali, il Padre Rettore raccontava ai giovani frati l’episodio della prodigiosa conversione di Ratisbonne, morto in concetto di santità e divenuto poi Servo di Dio. Tra questi c’è fra’ Massimiliano Maria Kolbe, l’ardente innamorato dell’Immacolata, il quale, commosso dal racconto, scoprì il grande valore della Medaglia Miracolosa. Divenuto sacerdote, celebrò la sua prima Messa nello stesso Santuario di Sant’Andrea delle Fratte il 29 aprile del 1918.

Benedetto XV chiamò questo santuario la «Lourdes romana» e il tempio fu insignito del titolo di basilica da Pio XII (1939 – 1958) il quale lo arricchì dell’indulgenza plenaria da lucrarsi nella festa del 20 gennaio.         

San Giovanni XXIII (1958 – 1963) la elevò a titolo cardinalizio con bolla del 12 marzo 1960. Il 17 gennaio 1892 avvenne la solenne incoronazione dell’immagine fatta dal Capitolo Vaticano. Tra i santi che venerarono la Madonna del Miracolo possiamo ricordare S. Giovanni BoscoS. Teresa del Bambino GesùS. Luigi GuanellaDon Orione e San Massimiliano Kolbe.

Le storie delle conversioni, antiche o nuove che siano, hanno un comune denominatore: un incontro. Per i cristiani, infatti, il cuore della religione cattolica è Cristo stesso, presente nell’Eucarestia, ma anche nel quotidiano, ovvero nel volto del prossimo senza esclusione. La conversione di Ratisbonne è prodigiosa per l’intervento celeste; in molti vorrebbero questa stessa chiamata, per così dire, diretta, ma non bisogna restare sordi alla voce della coscienza che ogni giorno invita ad aprire il cuore al Signore. Quando si comprende che tutti siamo bisognosi di amore e del perdono, allora sarà più facile accogliere e capire l’altro invece che giudicarlo severamente per i suoi errori. Per dirlo con le parole di Papa Francesco: “La conversione e la crescita spirituale partono sempre dal cuore: lì dove si gioca la partita delle scelte quotidiane tra bene e male, tra mondanità e Vangelo, tra indifferenza e condivisione. L’umanità ha bisogno di giustizia, di pace, di amore e potrà averle solo ritornando con tutto il cuore a Dio, che è la fonte di tutto questo”.