auswitz 10 Il 27 Gennaio del 1945 ( solo 70 anni fa)  i soldati dell’armata rossa , dopo aver abbattuto il cancello di ferro ( quello ormai famoso su cui sta scritto “ Il lavoro rende liberi” , ossia “ Arbeit match frei”  entrarono in quello che molti di loro descrissero come  “ l’inferno sulla terra “.  La nostra Repubblica chiama il 27 Gennaio il “GIORNO DELLA MEMORIA”, per ricordare la SHOAH, ossia l’Olocausto, lo sterminio programmato e voluto dai nazisti delle popolazioni europee di origine ebraica.  Ma anche per non dimenticare i  Giusti fra le nazioni”, ossia coloro che disinteressatamente e a rischio della propria vita si sono opposti con le solo loro forze al male allora trionfante.   ( Giorno istituito con la legge 211 del 20/7/2000; pensate ben 36 anni dopo la canzone di Guccini,   “ Auschwitz la canzone del bambino nel vento”  composta nel 1964 !).   Ricordo  l’inizio della canzone :<< Sono morto con altri cento , sono morto ch’ero bambino, passato per il camino; e adesso sono nel vento…………., e adesso sono nel vento………………> E ancora :<< Io chiedo come può l’uomo uccidere un suo fratello, eppure siamo a milioni in polvere qui nel vento…………>> Per finire con << Io chiedo quando sarà che l’uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare; e il vento si poserà, e il vento si poserà ……………>>.  Il protagonista della canzone è un bambino , ed è chiaro che è il simbolo di tutti i bambini ed adolescenti morti nell’Olocausto  (oltre un milione e mezzo , una cifra spaventosa !): per questo nel seguito del testo compare anche il forte termine di “ bestia” usato per connotare l’umanità intera ! ( << ancora non è contenta di sangue la belva umana>>).    Nel lager  di Terezìn , la tedesca Theresienstàdt  , dove i nazisti concentrarono gran parte dei musicisti ed artisti ebrei di ogni parte d’Europa, i bambini venivano apparentemente trattati bene; si montavano per loro spettacoli musicali, quali l’opera Brundibàr di Hàns Kràsa , che nel 1943/44 venne allestita ben 55 volte. Eppure gli stessi bambini venivano costretti a trasportare scatole contenenti ossa e ceneri degli internati morti e cremati (scatole che spesso si rompevano mostrando il contento ai loro occhi atterriti!); ed ancora erano trasformati in “angeli della morte” : infatti dovevano comunicare ai detenuti adulti il loro trasferimento dal campo, verso est, verso quell’est che a loro veniva spacciato come luogo di salvezza ; ma noi oggi sappiamo che la destinazione finale era per lo più l’inferno di Auschwitz , ossia la morte certa ! auschiwitz_auschwitz_12 Purtroppo dopo più di 50 anni non possiamo dire che l’augurio finale di Guccini abbia trovato compimento, perché il vento della follia umana continua a spirare anche oggi: quanti bambini infatti continuano a morire,  proprio in questi giorni , in Siria e in altre parti del mondo? Ma noi sappiamo che contro questo orrore si è levata ferma la parola di Gesù: ai discepoli che gli chiedevano chi fosse il più grande nel regno dei cieli , rispose :<<In verità io Vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli…….. e chi accoglie anche uno solo di questi  bambini in  nome mio, accoglie me.   Chi invece scandalizzerà anche  uno solo di questi piccoli che credono in me , sarebbe meglio per lui che gli fosse  appeso al collo una macina da mulino, e fosse gettato negli abissi del mare. (Matteo cap.18-versetti 3-5 6).  A Gerusalemme, adagiato sulla sommità di Har Hazicaròn (il monte della memoria), ed immerso in un bosco di sei milioni di alberi e alberelli (il numero delle vittime della Shoah), c’è lo YAD VASHEM MUSEUM, ossia il museo dell’Olocausto.     (iàd vascém significa : un memoriale e un nome).  Le parole per designarlo vengono da Isaia (cap.56,versetto 5); dove Dio dice: << Io concederò nella mia casa e dentro le mie mura un posto ed un nome migliore….Io darò loro un nome eterno che non sarà mai cancellato>>.   Il complesso , fondato nel 1953 , consta di una sala della memoria ; di un museo storico; di una galleria d’arte; poi c’è la sala dei nomi (con oltre tre milioni di nomi di vittime rintracciati; ed ancora c’è un archivio , chiamato la “ valle delle comunità perdute” ; il tutto circondato dal “Giardino dei giusti fra le nazioni “, creato nel 1960, per onorare coloro che, non ebrei, a rischio della loro vita salvarono dei figli di Israele dallo sterminio.      Ma dagli anni 90 del secolo scorso si è edificato un “ muro d’onore” , su cui continuare a scolpire i nomi dei giusti che via, via, vengono rintracciati nel tempo ed ovunque sulla faccia della terra. Nel complesso di questo museo c’è anche lo “YAD LAYELED”, ossia il memoriale dei bambini , a ricordo del milione e mezzo circa di bambini ebrei uccisi nell’Olocausto; ed è situato in una caverna sotterranea.     L’architetto che lo ha progettato ha realizzato un percorso totalmente immerso nelle tenebre, rischiarato solo da flebili candeline poste ad altezze diverse, così da ricreare un piccolo firmamento di stelle. I visitatori procedono nel buio, usando un corrimano, mentre in sottofondo voci elencano  il nome e la data della morte delle piccole vittime. GESù R M 1E niente come un “elenco” riesce a dare al tempo stesso il senso dell’individualità e della totalità ! E poi tapparsi le orecchie , come qualcuno vorrebbe fare per non ascoltare l’orrore , in quelle condizioni risulta più difficile che chiudere gli occhi ed avanzare a tentoni nel buio. Alla soglia della caverna poi, entrando, c’è la “Mezuzà” , ossia quel piccolo contenitore che gli ebrei attaccano allo stipite delle porte di casa : e dentro c’è un rotolo di carta che riporta il celebre passo del Deuteronomio , lo “Shemà Israél” ( Ascolta Israele , il Signore è il nostro Dio , il Signore è Uno solo, il Signore è nostro Dio ….).

Il concetto di “ memoria” è fondamentale per il popolo d’Israele (ricorre in Esodo, nel  libro dei Numeri e in quello di Giosuè e in tanti altri passi delle sacre Scritture). Ora , che i figli conservino la memoria dei padri e di coloro che li hanno preceduti è scontato ; ma qui , in questa caverna è in primo piano l’innaturale dolore dei genitori costretti a conservare la memoria dei loro piccoli morti in quella immensa tragedia della storia che chiamiamo “Olocausto”.

Ho fatto questa descrizione perché è questo lo scenario che nel 1995 accolse i due artisti polacchi, il regista di film Krìstof Kieslòwsky ed il musicista Zbìgniew Pràisner : recatisi a Gerusalemme per un festival dedicato al cinema polacco , ne approfittarono per visitare questo museo. Preisner racconta di essere uscito sconvolto ed in lacrime dallo Yàd Layeléd ; ed allora Kieslowsky lo esortò a mettere in musica tutto questo.    Kieslowsky è purtroppo morto l’anno seguente (nel 1996) ed il musicista Pràisner ha impiegato ben diciotto anni per metabolizzare questa sconvolgente esperienza: infatti è solo nella seconda metà del 2013 che ha  avuto luogo la prima esecuzione della composizione intitolata “Diari della Speranza”. Il titolo deriva dal fatto che Pràisner ha messo in musica brani di diari e poesie di bambini ebrei polacchi vissuti ai tempi della Shoah ( pubblicati attorno al 1960): lui ha scelto passi dei diari di dei bambini, Rùtka Laskier e  Dàwid Rubinòwicz; più  due poesie di Abram Koplòwicz e di Abram Cytryn. Il musicista osserva che in questi scritti, dove è narrata la vita quotidiana dei piccoli, fatta di gioie e dolori, non manca mai quell’istinto profondo a credere in una salvezza che senz’altro arriverà.  E’ la speranza che li ha mantenuti in vita, e a volte li ha fatti sorridere e gioire nella tragedia. Da qui il titolo dato alla composizione musicale (Diari della speranza).

( Emma   )