DOMENICA DELLE PALME INIZIO DELLA “SETTIMANA SANTA”!   

Palm Cross and Branches with Crown of Thorns

La celebrazione dei misteri pasquali avviene nella grande settimana, detta appunto “Settimana Santa”. Ma più di una settimana si può parlare di due domeniche, quella della Passione e quella della Risurrezione. In esse si innesta il Triduo sacro del crocifisso, sepolto e risuscitato, che comporta, sul piano celebrativo, la Pasqua rituale al Giovedì santo, la Pasqua passione al Venerdì e la Pasqua risurrezione alla Veglia.  La liturgia inizia con la benedizione delle palme o dei rami d’ulivo, per ricordare l’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme. Essi erano segno di gioia, perché il popolo aveva trovato in Gesù il suo re e messia. I cristiani porteranno questi rami benedetti nelle loro case, come ricordo di Cristo vincitore della morte e come segno manifesto della loro volontà di rimanere uniti a lui, per portare frutti di opere buone.

Nella domenica delle Palme, si celebra la “Passione” di Gesù, cioè tutta la vicenda che racconta l’insieme dei fatti umani, dolorosi e storici che il Signore visse, fino alla morte in croce. La “Passione” è caratterizzata da grande drammaticità: la condanna a morte per crocifissione; la flagellazione; l’essere schernito con una corona di spine, infine il patibolo sul Golgota. Una straziante via Crucis che si concluse con la morte di Nostro Signore e la deposizione seguita dalla sepoltura del suo corpo mortale in una tomba, avvolto in un candido lenzuolo. Gesù, con la sofferenza e la sua morte, ha voluto prendere su di sé ogni genere di dolori dell’intera umanità. Ha voluto indicare che la sofferenza è un male necessario a ognuno nella sua breve o lunga vita terrena, nel cammino verso la patria celeste.Immagine2

«Umiliò sé stesso fino alla morte di Croce» (Filippesi 2,8). L’umiliazione di Gesù. Questa parola ci svela lo stile di Dio e, di conseguenza, quello che deve essere del cristiano: l’UMILTA’. Uno stile che non finirà mai di sorprenderci e di metterci in crisi: A UN DIO UMILE NON CI SI ABITUA MAI! … Umiliarsi è prima di tutto lo stile di Dio: Dio si umilia per camminare con il suo popolo, per sopportare le sue infedeltà. Lo si vede bene leggendo la storia dell’Esodo: che umiliazione per il Signore ascoltare tutte quelle mormorazioni, quelle lamentele! Erano rivolte contro Mosè, ma in fondo andavano contro di Lui, il loro Padre, che li aveva fatti uscire dalla condizione di schiavitù e li guidava nel cammino attraverso il deserto fino alla terra della libertà. In questa Settimana, la SETTIMANA SANTA, che ci conduce alla Pasqua, noi andremo su questa strada dell’umiliazione di Gesù. E solo così sarà “SANTA” anche per noi!..” (Papa Francesco)

“La croce non è l’ultima parola e per questo è possibile essere nella sofferenza e contemporaneamente nella gioia”. (Carlo Maria Martini)

IL SIMBOLO DELL’ULIVO

La Domenica delle Palme, secondo la religione cristiana, si festeggia una settimana prima della Pasqua. Essa segna l’inizio della Settimana Santa, mentre la Quaresima termina con la celebrazione dell’Ora Nona del Giovedì Santo. La festa della Domenica delle Palme celebra e ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, in sella a un asino, pochi giorni prima della sua morte, in occasione della gesùPasqua ebraica. Nei Vangeli si narra che Cristo fu accolto da una folla esultante, che agitava rami di palma e di ulivo e lo osannava come Messia. Oggi, nel giorno della memoria, la Chiesa distribuisce ai fedeli ramoscelli di palme e ulivo per la celebrazione della liturgia di quell’episodio biblico. I rametti di ulivo benedetti vengono, poi, portati a casa dai fedeli che li conserveranno fino all’anno successivo. L’ulivo, fin dai tempi più antichi, è considerato simbolo di pace. Nella mitologia greca si narra che la dea Atena lo offrì agli Ateniesi, in segno di pace, dopo aver sconfitto il dio Poseidone. L’ulivo lo ritroviamo in molti racconti biblici: lo reca nel becco la colomba che ritornò da Noè dopo il diluvio; Gesù andò a pregare nell’Orto degli Ulivi, il Getsemani, la notte del suo arresto e, appunto, la folla festeggiava Gesù alzando ramoscelli al suo ingresso in Gerusalemme. L’ulivo, dunque, oltre a essere simbolo di pace, ha un valore fondamentale nel periodo pasquale, poiché segno per commemorare l’ingresso di Cristo in Gerusalemme. È tradizione che, il giorno di Pasqua, ogni capofamiglia utilizzi i ramoscelli d’ulivo per benedire la tavola imbandita e i familiari.

L’albero dell’ulivo, tipico delle culture del Vicino Oriente, nella Bibbia, ripetiamo, è simbolo di pace,benedizione. La prima citazione dell’ulivo nella Bibbia appare alla fine del racconto del diluvio quando la colomba porta a Noè, come segno di pace, un ramoscello di olivo (cfr. Gen 8,9).

Dio si era riconciliato con l’umanità peccatrice e tutta la terra, rigenerata dal perdono e nella pace, tornava a fiorire. L’ulivo è uno dei sette prodotti simbolo della ricchezza della terra promessa: «II Signore tuo Dio sta per farti entrare in un paese fertile, paese di frumento, di orzo e di viti, di fichi e di melograni; paese di ulivi, di olio e di miele» (Dt 8,8; 2 Re 18,32). L’ulivo è un bene che va condiviso con i poveri: «Quando bacchierai i tuoi ulivi, non tornerai indietro a ripassare i rami: saranno per il forestiero, per l’orfano e per la vedova» (Dt 24, 20).

Nei libri profetici – in particolare Geremia – l’ulivo è simbolo dell’identità di Israele: «Ulivo verde, maestoso, era il nome che il Signore ti aveva imposto» (Ger 11,16). Il profeta Osea descrive la fertilità e la gioia della sposa infedele, ricondotta da Dio alla fedeltà, nei simboli dei germogli di ulivo: « Metterà radici come un albero del Libano, si spanderanno i suoi germogli e avrà la bellezza dell’olivo e la fragranza del Libano» (Os 14,6a-7). La bellezza dell’olivo significa benessere e fecondità. .

Nel periodo postesilico l’olivo diviene segno di speranza. II profeta Zaccaria vede un candelabro d’oro con in cima un recipiente con sette lucerne e sette beccucci per le lucerne. Due olivi gli stanno vicino, uno a destra e uno a sinistra (cfr. Zc 4,1a-3). I due olivi rappresentano il re Zorobabele di stirpe davidica e Giosuè, sommo sacerdote. Questi personaggi definiti «figli dell’olivo» simboleggiano il sommo sacerdozio (Giosuè) e la regalità (Zorobabele): la comunità postesilica vive una nuova speranza. Il sacerdozio, infatti, media il perdono rendendo possibile l’accesso a Dio e la regalità davidica ricostruisce il Tempio dove Dio si rende presente e il popolo gli presta il culto dovuto.
I salmi presentano i credenti come olivo verdeggiante: «Ma io, come olivo verdeggiante nella casa di Dio, confido nella fedeltà di Dio in eterno e per sempre» (Sal 52,10) e i figli del credente sono ‘virgulti d’ulivo’ perché segno di benessere e ricchezza (cfr. Sal 128).

L’apostolo Paolo ricorre alla metafora agricola dell’albero buono e di quello cattivo prendendo in considerazione i rami dell’olivastro e i rami dell’olivo per determinare le relazioni tra israeliti increduli e gentili credenti con un paragone logicamente strano ma adatto ad esprimere la capacità di Dio di realizzare l’impossibile: l’integrazione dei pagani – olivo selvatico – nella salvezza (Rom 11, 16b-23) senza rinnegare che Israele è la radice santa che ci porta (v.18) perché a lui sono state fatte le promesse di Dio che sono irrevocabili.
Il simbolo dell’olivo come pace, fecondità, benedizione si riferisce anche a Gesù. Accolto a Gerusalemme con rami di alberi (Mt 21,9) e di palma (Gv 12,13) prima di morire «se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi» per pregare (Lc 22,39-42). La sua preghiera profonda avviene nel Getsemani che significa frantoio dell’olio: «Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani» (cfr. Mt 26,36; Mc 14,32). Nel Getsemani Gesù sarà torchiato e spremuto come si spremono le olive. Egli è l’olivo verdeggiante dalla cui donata sgorga la pace, la riconciliazione, la risurrezione.

Getsemani che significa «frantoio dell’olio» in realtà, non indica solo un preciso luogo geografico ma significa anche il luogo dove Gesù vero ulivo verdeggiante, lasciandosi spremere come le olive, dona l’olio della pace, del benessere, della benedizione, della vita.

Il rametto di olivo benedetto che, nella Domenica delle Palme, viene distribuito ai fedeli è simbolo della pace portata da Gesù e della risurrezione.