La solenne memoria della Cena del Signore si celebra nel cuore dell’anno liturgico la sera del giovedì Santo, in apertura del Sacro Triduo Pasquale. “Ora mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: “Prendete e mangiate; questo è il mio corpo”. Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie. Lo diede loro, dicendo:” Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati. Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio”. E dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. ( Mt 26 ).
Oltre al Sacramento dell’Eucaristia Gesù istituisce anche il sacramento della Confessione con il rito della Lavanda dei piedi agli apostoli e l’Ordine Sacro.
“Anche Gesù è assorto, pensieroso, triste, per quanto si sforzi a sorridere. Maria ne studia con ansia l’espressione. Povera Mamma, che per la grazia e per l’amore comprende che ora sia questa! Delle contrazioni di dolore scorrono sul viso di Maria, ed i suoi occhi si dilatano ad un’interna visione di spasimo. Ma non fa scene. È maestosa come il Figlio.
Egli le parla. La saluta e si raccomanda alle sue preghiere.
«Mamma, sono venuto per prendere forza e conforto da te. Sono come un piccolo bambino, Mamma, che ha bisogno del cuore della madre per il suo dolore e del seno della madre per sua forza. Sono tornato, in quest’ora, il tuo piccolo Gesù di un tempo. Non sono il Maestro, Mamma. Sono unicamente il Figlio tuo, come a Nazareth quando ero piccino, come a Nazareth prima di lasciare la vita privata. Non ho che te. Gli uomini, in questo momento, non sono amici, e leali, del tuo Gesù. Non sono neppure coraggiosi nel bene. Solo i malvagi sanno essere costanti e forti nell’operare il male. Ma tu mi sei fedele e sei la mia forza, Mamma, in quest’ora. Sostienimi col tuo amore e col tuo orare. Non ci sei che tu che in quest’ora sai pregare, fra chi più o meno mi ama. Pregare e comprendere. Gli altri sono in festa, assorbiti da pensieri di festa o da pensieri di delitto, mentre Io soffro di tante cose. Molte cose moriranno dopo quest’ora. E fra queste la loro umanità, e sapranno essere degni di Me, tutti meno colui che s’è perduto e che nessuna forza vale a ricondurre almeno al pentimento. Ma per ora sono ancora uomini tardi che non mi sentono morire, mentre essi giubilano credendo più che mai prossimo il mio trionfo. Gli osanna di pochi giorni or sono li hanno ubriacati. Mamma, sono venuto per quest’ora e soprannaturalmente la vedo giungere con gioia. Ma il mio Io anche la teme, perché questo calice ha nome tradimento, rinnegamento, ferocia, bestemmia, abbandono. Sostienimi, Mamma. Come quando col tuo pregare hai attirato su te lo Spirito di Dio, dando per Esso al mondo l’Aspettato delle genti, attira ora sul Figlio tuo la forza che m’aiuti a compiere l’opera per cui venni. Mamma, addio. Benedicimi, Mamma; anche per il Padre. E perdona a tutti. Perdoniamo insieme, da ora perdoniamo a chi ci tortura».
Gesù è scivolato, parlando, ai piedi della Madre, in ginocchio, e la guarda tenendola abbracciata alla vita.
Maria piange senza gemiti, col volto lievemente alzato per una interna preghiera a Dio. Le lacrime rotolano sulle guance pallide e cadono sul suo grembo e sul capo che Gesù le appoggia alla fine sul cuore. Poi Maria mette la sua mano sul capo di Gesù come per benedirlo e poi si china, lo bacia fra i capelli, glieli carezza, gli carezza le spalle, le braccia, gli prende il volto fra le mani e lo volge verso di Lei, se lo serra al cuore. Lo bacia ancora fra le lacrime, sulla fronte, sulle guance, sugli occhi dolorosi, se lo ninna, quel povero capo stanco, come fosse un bambino, come l’ho vista ninnare nella Grotta il Neonato divino. Ma non canta, ora. Dice solo: «Figlio! Figlio! Gesù! Gesù mio!». Ma con una tal voce che mi strazia.
Poi Gesù si rialza. Si aggiusta il manto, resta in piedi di fronte alla Madre, che piange ancora, e a sua volta la benedice. Poi si dirige alla porta. Prima di uscire le dice: «Mamma, verrò ancora prima di consumare la mia Pasqua. Prega attendendomi». Ed esce”.
(Da Maria Valtorta- L’evangelo come mi è stato dettato)