Dalla Newsletter di Padre Livio – Radio Maria 14/11/2016.
GIU’ LE MANI DA RADIO MARIA – di Mario Adinolfi – La Croce quotidiano, 5 Novembre 2016
Padre Livio Fanzaga è ancora una volta con Radio Maria sottoposto a pubblica lapidazione per qualcosa che né lui né nessun conduttore dell’emittente ha mai affermato. Eppure tutti scrivono il contrario, prendiamo il Corriere della Sera, pagina 8: “E mentre tutto il Paese esprime solidarietà ai terremotati, dalle frequenze di Radio Maria padre Livio Fanzaga ha detto, in sostanza, che il terremoto è un «castigo divino» di Dio contro l’Italia delle unioni civili, «offese alla famiglia e alla dignità del matrimonio »”.
E quello che scrive il Corriere della Sera lo riscrivono a cascata tutti i giornali, Dagospia arriva a scoppio ritardato e pubblica l’articolo-madre, quello dell’Espresso, che ha originato questa bufala. La titolazione di Dagospia non lascia spazio ai dubbi: “Per Radio Maria il sisma è un castigo divino per le unioni civili”, grande foto di padre Livio al microfono, notizia messa in rete alle 16.58 del 4 novembre. Qualcuno avverta Roberto D’Agostino che nel frattempo da ore l’Espresso, il cui articolo ovviamente campeggiava anche sull’home page di Repubblica, era stato costretto a pubblicare questa smentita: “In un primo momento avevamo attribuito la dichiarazione choc sul terremoto al direttore di Radio Maria ma non potendo indentificare con certezza la voce dello speaker abbiamo eliminato il nome.Ce ne scusiamo con gli interessati e con i lettori”.
Qual è il titolo dell’articolo dell’Espresso-Repubblica ripubblicato da Dagospia affinché circolasse a manetta negli ambienti che contano? Eccolo qui: Terremoto, Radio Maria “colpa delle unioni civili”. Il bello è che l’Espresso pubblica anche il minutino di audio incriminato e basta ascoltarlo: la frase citata tra virgolette nella titolazione non c’è, non si parla in alcun modo delle unioni civili, neanche nei quaranta secondi di trasmissione di un altro conduttore che vengono manipolati e montati.
L’Espresso cita il 30 ottobre come data del misfatto. Il 30 ottobre era domenica e padre Livio non aveva alcuna diretta. Dunque ricapitoliamo. Tutta, ma proprio tutta l’informazione italiana, dal gruppo Espresso-Repubblica al Corriere della Sera fino a Dagospia passando per il Fatto Quotidiano e Raiuno dicono che il 30 ottobre padre Livio Fanzaga a Radio Maria ha affermato che il terremoto è un castigo divino inviato per “colpa delle unioni civili” (virgolettato nella titolazione). Il 30 ottobre padre Livio non aveva alcuna diretta in conduzione, non ha dunque affermato quello che gli viene addebitato, anche l’altro conduttore incriminato non ha mai parlato di unioni civili, la frase semplicemente non è stata mai pronunciata da nessuno.
Ovviamente arriva subito la smentita di Radio Maria. Smentisce con un giorno di ritardo anche l’Espresso che ha originato la lapidazione. Ma il 4 novembre alle 16.58 Dagospia ancora ripubblica senza alcuna precisazione la notizia falsa che continua a circolare ovunque, indisturbata, alle 17.15 la trasmissione di Raiuno la Vita in Diretta riprende la stessa notizia falsa e la comunica a milioni di telespettatori. Il tutto, semplicemente, non è mai avvenuto. Il 30 ottobre, quello stesso giorno, uno scrittore che si chiama Massimiliano Parente che ha il libro in uscita tra poche ore con Mondadori firmato insieme a Vittorio Feltri, pubblica una fotografia di un edificio religioso in macerie e scrive che trova “divertente” che crollino le chiese. A un suo fan che gli chiede spiegazioni, risponde serafico: “Il problema è che poi le ricostruiscono”.
Viene intervistato da Radio Rock e ribadisce il delirio. Ma lo scrittore appartiene alla nota lobby, quando insulta il sottoscritto utilizzando gli argomenti più imbecilli ottiene sempre un titolo con gigantesca foto su Dagospia. Se uno scrittore americano avesse pubblicato una foto delle Torri Gemelle colpite commentando che trovava “divertente” che fossero crollate, semplicemente non avrebbe più potuto camminare per le strade degli Stati Uniti, altro che libro in uscita con Mondadori a braccetto con Feltri, manco gli hamburger da McDonald gli facevano girare. Invece a difesa del delirio di Parente scatta il meccanismo degli amici: non una riga sul Corriere della Sera, non una riga su Repubblica, manco Roberto D’Agostino sempre prodigo di spazio per il suo amichetto mette una parola sulla “provocazione” del sedicente scrittore.
Parte la cintura delle tutele, la cazzata di Parente è perdonata e circondata dal silenzio dei media che contano. Eppure il 30 ottobre è il giorno del sisma, ci sono paginate e paginate sui giornali che lo raccontano, ma neanche mezza riga di accenno al caso, a La Vita in Diretta sono distratti, riesco io a dire qualche parola il giorno dopo a Canale 5 ma la conduttrice subito cambia discorso. Per padre Livio invece la gogna mediatica sulla notizia totalmente inventata scatta e dura per giorni. Mi chiama una radio e io mi infurio e mi sono anche chiesto proprio sul piano personale: “Mario, ma perché ti incavoli tanto?”.
Sì, certo, sono legato a Radio Maria per via de Il Mormorio di un vento leggero, una trasmissione che mi sono divertito a condurre per un dialogo sempre vivo con un pubblico molto attento, ma io non conosco personalmente padre Livio, non l’ho mai incontrato, credo di averlo sentito forse al telefono una volta.
Che me ne viene a difenderlo quando tutti, alcuni purtroppo anche nel mondo cattolico, gliene dicono di ogni?
Poi ho capito la ragione della mia furia: difendendo padre Livio Fanzaga difendo non solo il mio mestiere di giornalista, svilito da approssimazioni e falsità nel dare notizie in un modo o nell’altro a seconda di simpatie, antipatie e interessi, ma anche se non soprattutto difendo il diritto di esprimersi, credo persino la libertà stessa, di una informazione che voglia dirsi genuinamente cristiana.
Questa è una battaglia di libertà che dovrebbe interessare tutti, perché il linciaggio a cui vengono sottoposti una radio fortemente autonoma anche dai ricatti della pubblicità commerciale come è Radio Maria e una figura comunicativamente carismatica come quella di padre Livio Fanzaga, è una forma di linciaggio basato su notizie false o costruite ad arte che potrebbe toccare a tutti, quando la ruota girerà e le mode cambieranno.
Questa è la fase storica in cui vengono massacrati conduttori, giornalisti, scrittori cristiani che difendono la famiglia naturale o particolarmente impegnati sul fronte della difesa della vita. Domani gli obiettivi potrebbero essere altri. Non sempre i Massimiliano Parente di turno trovano lobby e amici a costruire la cintura protettiva alle loro minchiate quotidiane.
La gogna mediatica può arrivare per tutti. E non è un bello spettacolo. C’è poi il tema del “castigo divino”, che è un tema teologicamente molto appassionante, che chi ha studiato teologicamente le vicende che vanno dal diluvio universale alla distruzione di Sodoma e Gomorra, fino all’annunciata da parte di Gesù devastazione del Tempio di Gerusalemme. Non è questa la sede per discuterne e non sono titolato a parlarne.
A scanso di equivoci non direi mai, perché non lo penso, che il terremoto sia un castigo divino per la legge sulle unioni civili. Ma vi dico che il primo pensiero dopo aver vissuto il terrore della scossa delle 7.41 del 30 ottobre è stato quello di chiedere, l’ho anche scritto, una grande e silenziosa e umile Preghiera per l’Italia. Siamo ancora liberi di poterla chiedere? Siamo ancora liberi di poterlo pensare? Siamo ancora liberi di poter pregare? Siamo ancora liberi?
I CONTI FARLOCCHI DI RADIO MARIA – di Davide Vairani – La Croce quotidiano, 8 novembre 2016.
Non c’è niente di peggio che raccontare mezze verità, metterle nel tritacarne e cucinare una “notizia” per spacciarla come “informazione”.
Sulla scia delle polemiche per la trasmissione del “castigo di Dio” di Padre Cavalcoli,, “Repubblica” confeziona l’ennesimo polpettone con l’unico evidente motivo di screditare Radio Maria. E cosa c’è di meglio che andarci a fare i conti in tasca?
“Quegli anatemi di Radio Maria pagati con i soldi pubblici” è il titolo dell’articolo di Sebastiano Messina ieri su “Repubblica”.
Dopo avere narrato le nefandezze etico-morali di Radio Maria, ecco che arriva il siluro bello carico da sparare: “Ebbene proprio lo Stato che secondo padre Cavalcoli avrebbe scatenato ‘il castigo di Dio’ è il finanziatore numero uno della Radio Maria.
Di più: l’emittente religiosa è in cima alla lista della radio che ricevono ogni anno un contributo pubblico.
Negli ultimi tre anni di cui si conoscono le cifre, ha incassato 779 mila euro per il 2011, 730 mila per il 2012 e 581 mila per il 2013: due milioni e 90mila euro nel triennio.
Per svolgere un servizio pubblico? No, a titolo di ‘mero sostegno’”.
E chiude poi il pezzo: “Ma perché questa emittente che lancia anatemi contro le istituzioni gode di un trattamento privilegiato nella distribuzione delle sovvenzioni pubbliche?
La risposta è in un codicillo contenuto nella legge 448 del 1998 – al comma numero 190 dell’art. 4, precisamente – che assegna alle radio locali il 10% dei contributi destinati alle radio locali alla ‘emittenti nazionali comunitarie’, e quel ‘comunitarie’ non c’entra nulla con l’Unione Europea ma serve a distinguerle da tutte le altre che hanno fini di lucro.
Ora le ‘emittenti nazionali comunitarie’ sono solo due, nel nostro Paese: Radio Maria e Radio Padania Libera”. “Il caso delle parole offensive e scandalose (di Radio Maria ndr) apre dunque un nuovo capitolo della tormentata storia del finanziamento pubblico alle emittenti private. Un tema di cui dovrebbe occuparsi presto il Parlamento, anche a costo di sentirsi annunciare un nuovo ‘castigo di Dio’ da padre Cavalcoli o un altro ‘funerale ‘da don Fanzaga”.
Questo è il livello dell’informazione giornalista italiana. Il pezzo in questione è pieno di inesattezze, sottintesi e falsità. Talmente strumentale, che basta andare alle fonti (tutte accessibili sul web) e in venti minuti di ricerca si smonta da solo.
Primo aspetto. Che lo Stato sia il principale finanziatore di Radio Maria è una bufala colossale. Basta andare a riprendere un articolo di “Repubblica” di qualche giorno fa’ (“Mille volontari, 31 dipendenti e offerte per 18 milioni l’anno ecco il business di Radio Maria “, 06 Novembre 2016) e si scopre che Radio Maria ha “mille volontari, 31 dipendenti e offerte per 18 milioni l’anno”.
Ora. Se la matematiche non è una opinione, anche prendendo alla larga i dati che fornisce Messina su “Repubblica”, i contributi statali pesano al massimo per il 15-16% del fatturato di Radio Maria: il resto sono tutte donazioni, fondi che arrivano del 5 per mille, lasciti, etc. Non solo.
Da come la mette l’articolista, pare che Radio Maria si sia comportata in maniera truffaldina nei confronti dello Stato, iscrivendosi nella categoria “emittenti nazionali di carattere comunitario” semplicemente per potere avere più contributi statali rispetto a tutte le altre emittenti locali a carattere commerciale (che prendono anch’esse sovvenzioni pubbliche, ma in quota minore). Insomma, con qualche strizzatina di aiuto sottobanco di qualche politico, Radio Maria avrebbe (legalmente) preso in giro i contribuenti italiani.
Se le hanno, quelli di “Repubblica” intanto tirino fuori le prove e parlino chiaramente. I fatti intanto narrano una storia diversa. Nel 1987 si costituisce l’”Associazione Radio Maria” e diventa una emittente nazionale con la copertura di tutte le regioni italiane nel 1990. La radio si diffonde anche in altre nazioni e nel 1998 nasce la Famiglia mondiale di Radio Maria. Attualmente trasmette anche in tutta Europa via satellite digitale (Eutelsat Hotbird) e in tutto il mondo via internet.
I costi di gestione vengono coperti principalmente dalle offerte degli ascoltatori e occasionalmente da contributi pubblici, senza introiti derivati da pubblicità. Il denaro che riceve, oltre a finanziare l’apparato tecnico, è utilizzata dalla World Family of Radio Maria per creare nuove emittenti di Radio Maria nel mondo. Essendosi sviluppata in Italia durante gli anni ottanta e novanta prima della legge Mammì, ha acquisito impianti strategici che garantiscono una perfetta copertura del segnale (banale finte: Wihipedia).
Ora, la legge 448 del 1998 citata nell’articolo entra in vigore proprio nella fase di passaggio verso un nuovo riassetto del sistema radio e tv italiano. È una colpa richiedere contributi statali previsti e legalmente ottenibili? È colpa di Radio Maria se non ci sono altre emittenti senza scopo di lucro a carattere nazionale (oltre a Radio Padania Libera?) Evidentemente sì. “Repubblica” ha le prove che dietro ci sia stato un complotto con qualche politico compiacente di allora? Tiri fuori le carte.
Secondo aspetto.
Perché dovrebbe fare così scalpore il fatto che Radio Maria prenda soldi dallo Stato? “Giornali e radio di partito: 344 mln di soldi pubblici, il 64% ha chiuso”, del 28 maggio 2015 su “Open Blog”. Open Blog è la piattaforma ondine dell’Associazione Openpolis, indipendente dal 2006, economicamente autonoma, partecipata da migliaia di persone.
In Openpolis si occupano di progetti per l’accesso alle informazioni pubbliche, civic media che promuovono la trasparenza e la partecipazione democratica dei cittadini della rete. Un volume di informazioni che è a disposizione di tutti gratuitamente, e da aggregazione di dati diventa data-driven journalism, cioè un’indagine profonda e continua sui dati aperti che porta alla luce notizie.
Questo lavoro li ha trasformati in breve tempo in un osservatorio civico della politica che analizza quotidianamente i meccanismi complessi che muovono l’Italia: sono una fonte d’informazione riconosciuta dai media locali ed esteri, dalla classe politica e dai cittadini della rete. Sono parte di un network internazionale che promuove l’open government. Bene. Nell’articolo citato, si narrano dati: “Dal 2003 – scrivono in “Open Blog” -, 25 testate hanno ricevuto soldi dallo Stato come organi di partiti o movimenti politici. 19 giornali e 6 radio, che negli anni hanno incassato oltre 340 mln di euro.
Pochi i successi, oltre la metà ha chiuso i battenti.
Fra le varie forme di sostegno all’editoria, lo Stato fornisce dei contributi per quotidiani, periodici e radio organi di partito o movimento politico. Ad oggi, lo storico accessibile sul sito del Governo parte dal 2003 e arriva fino al 2013. In 10 anni i giornali di partito hanno incassato oltre 252 milioni di euro dallo Stato , a cui bisogna aggiungere altri 92 milioni per le radio (anche qui i dati partono dal 2003). In cima al podio l’Unità, che in questi anni ha incassato oltre 60 milioni di euro, distanziando tutti gli altri giornali, e non di poco. La Padania infatti, seconda testata italiana che ha incassato più finanziamenti come giornale di partito, ha ricevuto “solamente” 37,43 milioni di euro.
Per quanto riguarda le radio il discorso è analogo. Radio Radicale, per esempio, in soli 8 anni ha incassato poco meno de La Padania in 10.
Con una media di poco più di 4 milioni all’anno la Radio del Partito Radicale ha raccolto 37,17 milioni di euro dal 2003 al 2011 .Subito dietro, EcoRadio che ha continuato a giovare del contributo pubblico fino al 2013, totalizzando oltre 27 milioni di euro.
Quello che però fa notizia, è che nonostante i tanti soldi ricevuti, molte delle testate considerate non è più in attività. Il 77% dei giornali, e il 16% delle radio di partito ha ormai chiuso i battenti. Delle 19 testate che hanno ricevuto finanziamenti in questi anni, solamente il 16% continua a pubblicare sul cartaceo”: La vicenda de “L’Unità” è quanto meno “bizzarra”: ha ricevuto soldi pubblici 30 volte superiori a Radio Maria e nessuno grida allo scandalo? Perché? Evidentemente fa comodo a qualcuno. Così come fa comodo a qualcuno (evidentemente gli stessi) denigrare e demolire Radio Maria.
Andiamo avanti. Radio Maria – di fatto – svolge un servizio pubblico o no? Qui non c’entra il fatto di condividere o meno ciò che viene trasmesso. C’è un “piccolo” dato che forse qualcosa può dire a tale riguardo: si chiama share. I dati del primo semestre 2016 forniti da di Radio Monitor di GFK/Eurisko ci dicono alcune cose interessanti.
Ricordiamo che questo rilascio dei dati è relativo a 60.000 interviste dell’indagine RadioMonitor CATI condotte nel I semestre 2016, da gennaio a giugno e che Radio Maria si è disicritta da qualche anno dall’elenco di radio oggetto d’indagine.
“Fra le ‘grandi Radio territoriali’, Radio Subasio è a 1.634.000, Radio Norba a 709.000, Radio Bruno a 644.000, Radio Margherita a 612.000, Discoradio a 531.000. Analizzando le Radio nazionali, tuttavia, è sempre RTL 102.5 al vertice con ben 6.996.000 ascoltatori nel gmi.
Salgono anche Deejay (4.849.000) e 105 (4.647.000), mentre RDS ottiene un dato pari a 4.618.000. Sono 4.446.000 i fedelissimi di Radio Italia Solo Musica Italiana, mentre chiude la soglia dei quattro milioni Radio1 Rai (4.173.000). Gli ascolti proseguono con Radio2 Rai (3.020.000), mentre Virgin Radio ottiene 2.364.000 e Radio 24 supera i due milioni (2.011.000). A breve distanza Kiss Kiss (1.991.000), mentre più distanziate sono R 101 (1.686.000) e Capital (1.655.000).
Elemedia chiude il proprio trio con m2o a quota 1.581.000, mentre Radio3 Rai totalizza 1.433.000. Chiudiamo segnalando le performance di Radio Monte Carlo (1.149.000) e di Isoradio (659.000). Ebbene, Radio Maria è la radio privata italiana con più “mi piace” su Facebook, 1 milione e 400mila, e accompagna la giornata di circa 1 milione e 500mila ascoltatori in Italia (dati Audiradio stimano in 1.644.000 gli ascoltatori medi giornalieri nel 1º semestre 2009) e di altre decine di milioni nel mondo tramite le emittenti collegate (e i dati citati di share sono vecchiotti).
Fate voi i confronti con emittenti molto più blasonate e fate presto i conti.
Una radio privata senza scopo di lucro come Radio Maria, che non raccoglie pubblicità, che si finanzia per l’85% circa con fondi privati, riesce a battere ampiamente competitor commerciali ben più attrezzati. Ultima cosa. Stia tranquillo e sereno Sabastiano Messina di “Repubblica” e racconti la verità. Il Parlamento ha già approvato nuove “linee guida” per l’elaborazione del nuovo regolamento sui criteri e le procedure di erogazione dei contributi in favore delle emittenti televisive e radiofoniche locali”.
Di fatto è il primo passo verso la riforma della disciplina di sostegno alle radio e tv locali prevista dalla legge di stabilità 2016. I materiali sono pubblicati anche su web al sito del Ministero dello Sviluppo Economico. Le regole cambiano. Ma cambiano per tutti.
E cambiano anche per Radio Maria. Al punto 11 si legge: “Alla luce dei nuovi criteri e delle modalità di attribuzione dei contributi, è altresì necessario reimpostare le attuali procedure di gestione istruttoria delle domande presentate dalle emittenti radio e televisive, puntando sulla massima informatizzazione possibile, al fine di semplificare le procedure e ridurre i tempi di conclusione del procedimento di concessione del contributo annuale, anche secondo quanto indicato dalla Corte dei Conti con la deliberazione 28 dicembre 2015, n.13/2015/G, emessa dalla Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato. In base alle precedenti considerazioni, si indicano di seguito, con maggiore dettaglio, i contenuti del Regolamento che il Ministero si accinge a predisporre. a)
Soggetti beneficiari delle risorse disponibili e loro ripartizione. Il Ministero provvede annualmente al riparto del Fondo tra i fornitori locali di contenuti televisivi e radiofonici, secondo quote percentuali, rispettivamente, dell’85% e del 15%. Più in particolare, le categorie di beneficiari dei contributi sono le seguenti: i) titolari di autorizzazioni per fornitura di servizi media audiovisivi ai sensi della delibera AGCOM n. 353/11/CONS per uno o più marchi/ palinsesti diffusi con numerazione automatica (LCN); ii) emittenti radiofoniche locali legittimamente operanti in tecnica analogica ai sensi dell’art. 1, commi 2bis e 2ter, del decreto legge 23 gennaio 2001, n. 5, convertito con modificazioni dalla legge 20 marzo 2001, n. 66, in possesso dei requisiti indicati dall’art. 24 del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177; iii) titolari di autorizzazioni per fornitura di servizi radiofonici non operanti in tecnica analogica, ai sensi della delibera AGCOM n. 664/09/CONS, allegato A, art. 3, comma 12.
Una quota percentuale (da fissare anche in base alle valutazioni che saranno formulate dai soggetti maggiormente rappresentativi) delle risorse disponibili per i contributi destinati rispettivamente alle emittenti televisive e radiofoniche, è riservata ai soggetti aventi carattere comunitario, ai sensi dell’articolo 2, comma 1, lettera n) e comma 1, lettera bb), punto 1), del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177. Inoltre, una quota fino al massimo dell’1% del totale è accantonata per far fronte a revisioni degli importi dei contributi attribuiti negli anni precedenti a seguito degli esiti di eventuali contenziosi”.
Allora, dove sta la notizia?
Allora perché non racconta la verità per intero? Evidentemente perché ci sono altri interessi che si devono difendere: interessi editoriali, ideologici e – probabilmente – anche di altra natura. Se questo è giornalismo…
RADIO MARIA SERVE DIO; NON MAMMONA – di Mario Adinolfi – Estratto da “Stampa e Vangelo” (Video Facebook), 5 novembre 2016
L’unico motivo per cui c’è l’attacco così forte a Padre Livio e a RM è perché non serve mammona, serve Dio. Radio Maria è una radio con milioni di ascoltatori, 3.000.000 di ascoltatori quotidiani, un numero enorme. Che non vende uno spot commerciale, neanche uno. Si basa esclusivamente sul volontariato e sulle donazioni degli radioascoltatori, non c’è uno spot commerciale.
Voi capite perfettamente che un modello nella comunicazione, fatto cosi dove una radio si regge…una radio enorme ,nazionale ed internazionale (sapete che RM ha oltre 75 edizioni in diverse lingue) una radio che si regge in questa maniera senza vendere neanche uno spot commerciale è una, come dire, “anomalia del sistema”. Il sistema si regge sulla vendita degli spot . Tutte le radio : per esempio Radio Deejay, tutte quelle che vanno per la maggiore: Radio Rai, Radio Capital, Radio 105, tutte le radio che conoscete sono radio commerciali, cioè vendono le loro cavolatine che fanno in radio per ottenere spot e incassare. Radio Maria ha 3.000.000 di ascoltatori, cioè si mangia moltissime di queste radio- compresa Radio 24 che ieri ha fatto la stigmatizzazione di Radio Maria- e non vende neanche uno spot .
“Non si può servire Dio e mammona”, Radio Maria è al servizio di Dio, della verità, del messaggio di Cristo. D’accordo? E questo è intollerabile…è questo il problema: una radio al servizio di Cristo, una radio che non si piega al sistema commerciale della vendita degli spot. Ed è per questo che ogni volta che riescono a trovare cinque secondi di trasmissione di Radio Maria che possano essere contestati il sistema mediatico tutto si allea per contestarlo in radice. No? Ve ne accorgete che vanno sempre a caccia dei cinque secondi, dei venti secondi di trasmissione…quando poi li trovano, li mettono in sistema tutti. Badate bene questa campagna di stampa, fatta contro Radio Maria è partita da un articolo de L’Espresso che, se andate adesso sul sito de L’Espresso, troverete la smentita. Si sono dovuti smentire. Al fondo dell’articolo c’era scritto “abbiamo scritto una marea di falsità” e si sono dovuti scusare con i lettori e con gli interessati. Questa è la verità dei fatti. La campagna di stampa nasce dall’affermazione che Padre Livio Fanzaga avrebbe detto il 30 ottobre a Radio Maria che “il terremoto è stato causato, come castigo divino, per via delle leggi sulle unioni civili” . Il 30 ottobre Padre Livio non era in onda, non ha mai fatto una diretta il 30 ottobre e quella trasmissione ovviamente non esiste. Esisteva la trasmissione, come abbiamo poi imparato, di Padre Cavalcoli…colui che ha detto qualcosa di completamente diverso.
Allora noi lo diciamo con chiarezza e io lo ripeto con chiarezza : io non penso che il terremoto sia stato causato dalla legge sulle unioni civili, d’accordo? Mettiamo da parte questo elemento. E’ un dibattito di natura teologica secondo me molto interessante su “che cos’è il castigo divino”, questa è una cosa molto interessante…Noi su La Croce però abbiamo provato a dire : “esiste ancora la libertà per i cristiani di fare informazione ? Di dire la propria opinione ? Di avere una propria radio ? Di poter fare trasmissioni che hanno toni? Tonalità differenti? O questa cosa dà talmente fastidio che ormai bisogna abbattere il più importante luogo di informazione cristiana che è indubbiamente Radio Maria ? Io sono solidale perché quando vedo una persona che viene messa nel massacro mediatico, gli viene cancellata la trasmissione…tendenzialmente sto con lui. E’ successo anche quando hanno come imbavagliato Santoro, Biagi e Luttazzi con l’editto di Sofia…mi ricordo anche quello mi diede fastidio e protestai contro quell’editto. Oggi gli stessi amici di Luttazzi : Marco Travaglio (per fare un nome)…siccome siamo a “Stampa e Vangelo” e oggi abbiamo le prime pagine dei quotidiani…sulla prima pagina de Il Fatto Quotidiano chiedono la chiusura di Radio Maria, la chiusura, la chiusura! Ora io vorrei che vi fosse chiaro questo elemento, è in atto un violentissimo attacco e, al di là delle valutazioni di merito sulla trasmissione e sulle parole di Padre Cavalcoli, l’elemento interessante che ci interessa è : “ma bisogna davvero, quando c’è uno scontro in atto basato su un articolo zeppo di falsità de L’Espresso che L’Espresso stesso ha smentito…è una cosa ragionevole che ci sia uno scontro tale tra i media laicisti, che vogliono l’abbattimento di una radio cristiana e … la radio cristiana viene lasciata sola…ecco questo è il punto di domanda che ci poniamo oggi.
Perché quando lo scrittore scrive la frase ignobile il giorno stesso del sisma, in cui le chiese crollate sono divertenti… quello scrittore riceve una tutela da parte del sistema mediatico…per cui non appare mezza riga sul Corriere della Sera, su Repubblica, su Dagospia…sui luoghi dell’informazione che contano…niente, neanche una riga! Ricordatevi funziona così: siccome lo scrittore appartiene alla nota lobby, la nota lobby fa immediatamente quadrato e siccome ha scritto una boiata infame terribile il giorno del terremoto, con le chiese appena crollate… benissimo…lì scatta un meccanismo di autotutela di questi soggetti. … Mi sembra davvero che sia il caso di difendere in tutta la forza che si può Padre Livio, Radio Maria questa emittente che raccoglie milioni di persone che l’ascoltano e che ha questo ardire di dire che si può fare una radio di successo mondiale perché ? Perché la gente ti vuole bene! Perché la gente ti vuole bene non perché vendi gli spot … e questa è la cosa intollerabile per i per i vari conduttori di Radio 105 che si devono mettere in gabbia da soli …si chiamano lo “Zoo”, lo “Zoo di 105”.
Per questo che Radio Maria vive senza vendere uno spot e questa cosa per loro è inconcepibile e allora una radio così dobbiamo sempre difenderla, difenderla! Soprattutto se la campagna di stampa viene ordita a partire da un articolo falso, falso! Che alla fine dell’articolo adesso se andate sul sito de L’Espresso trovate la auto smentita dell’Espresso che ammette di aver scritto una marea di falsità, una marea di falsità!
Cercate di essere, da questo punto di vista, davvero rispettosi di quel lavoro straordinario, non vi rendete conto di cosa vuol dire avere 3 milioni di radioascoltatori in Italia e non vendere uno spot di natura commerciale. Ma sapete dal punto di vista commerciale quanto varrebbe aprire le porte degli spot su Radio Maria? Stiamo parlando di un’operazione da centinaia di milioni di euro a cui padre Livio, Radio Maria rinunciano, ri-nun-cia-no! Andate a guardare il fatturato pubblicitario ,per esempio di Radio Deejay, che è paragonabile come ascolti a Radio Maria, e cercate di capire attraverso questo, a quanti soldi Radio Maria rinuncia, perché come dice il Vangelo di oggi – mai come oggi è sensata “Stampa e Vangelo” per mettere insieme le questioni della buona notizia di ogni giorno con le questioni della nostra triste e mediocre quotidianità – “non si può servire Dio e mammona”. Capito? Capito l’elemento? Fabio che non sa nulla, Fabio Scionti, dice: “Non vende uno spot. Da dove prende i soldi Radio Maria?”. Dall’amore della gente, dalle piccole donazioni della vecchietta che manda cinque euro. È così che vive Radio Maria, sapete? Per l’amore delle persone. Perché le persone che ci lavorano, lo posso testimoniare perché ho fatto anche io una trasmissione settimanale per Radio Maria, ci lavorano gratis, fanno i volontari! E per voi questo è totalmente inconcepibile! Una radio che non vende gli spot, dove la gente va a lavorare gratis, e che radio è? E rinuncia, io rinuncio al mio stipendio di conduttore, le persone lì rinunciano e vanno a dare il loro tempo, e la radio rinuncia a centinaia di milioni di euro che in questi 30 anni di vita avrebbe potuto incassare, centinaia, forse ormai siamo ai miliardi di euro che avrebbe potuto incassare dagli spot, dagli spot! D’accordo? Se voi fate il fatturato pubblicitario degli ultimi 10 anni, troverete miliardi di euro. Bene, l’ascolto di Radio Maria, come numeri è paragonabile all’ascolto di Radio Deejay e a quei miliardi di euro – ripeto miliardi di euro: sentite la parola? – Radio Maria ha rinunciato. Rinunciato, perché serve Dio, non mammona, poi al resto ci pensa la Provvidenza. La Provvidenza col 5 per mille, con le donazioni, con quello che accade. Il 5 per mille, non l’8 per mille. Il 5 per mille è un atto volontario in cui viene dato, appunto, per scelta a un preciso soggetto. Come dice bene Matilde Angioletti “Fondamentalmente RM vive della presenza di Dio, questo è l’elemento centrale” Viviamo di questo, noi come piccole testate, anzi se potete sosteneteci, e le più grandi realtà come Radio Maria. Noi viviamo con gli abbonamenti, se potete oggi abbonatevi a La Croce, oppure fate un’offerta a Radio Maria. Radio Maria vive di offerte, questa è la modalità con cui vivono, si strutturano queste piccole realtà che vogliono servire Dio e non mammona. E tutto questo è irritante in maniera totale per il sistema mediatico che invece fa tutto per soldi, tutto e solo per soldi, in cui tutto il circo gira perché quel giornalista prende centinaia di migliaia di euro, quel conduttore prende milioni di euro, e se non ci fossero quei soldi loro non farebbero le trasmissioni.. Questa è la differenza fondamentale. Radio Maria fa questo servizio alla verità, è una radio cristiana, la più importante radio cristiana che abbiamo in Italia, l’attacco è evidente ed è causato da questa sua alternatività al sistema.