IN CAMMINO VERSO L’UNITA’, IL PAPA SI DIFENDE DAI “TRADIZIONALISTI” ( Condiviso da Giancarlo Comeri, tratto da un articolo di Marco Introvigne sulla Bussola Quotidiana ).
« E’ sempre presente in noi la tentazione di fare resistenza allo Spirito Santo, -ha detto ieri Papa Francesco al cospetto del Patriarca di Costantinnopoli, – perché scombussola, perché smuove, fa camminare, spinge la Chiesa ad andare avanti. Ed è sempre più facile e comodo adagiarsi nelle proprie posizioni statiche e immutate». La resistenza allo Spirito da una parte si manifesta «con l’arroccamento eccessivo sulle nostre idee, sulle nostre forze – ma così scivoliamo nel pelagianesimo» – oppure al contrario «con un atteggiamento di ambizione e di vanità» che ci spinge a cercare l’unità intorno a ideologie o progetti umani. Alla fine, entrambi gli atteggiamenti derivano da una mancanza di quell’umiltà che s’impara guardando all’esempio della Vergine Maria.
Papa Francesco usa il termine “pelagianesimo” in un senso che viene da testi del cardinale Joseph Ratzinger, il quale – sulla scia di osservazioni del filosofo Josef Pieper – distingueva in suoi scritti degli anni 1980 fra i «pelagiani borghesi-liberali», cioè in sostanza i «progressisti» postconciliari che riducevano il cristianesimo a un umanesimo, e i «pelagiani pii», che al contrario pensavano di salvarsi con una rigida adesione alle regole e una ossessiva «ricerca di sicurezza» chiusa a ogni novità (si veda J. Ratzinger, «Guardare Cristo. Esercizi di fede, speranza e carità», 1989, pp. 65-67).
Sono i «pelagiani pii» l’oggetto delle critiche di Francesco. Bisognaq cercare di comprendere quale insegnamento il Papa intenda – attraverso il riferimento – trasmetterci. La critica si riferisce a chi, di fronte agli inviti del Magistero a percorrere la strada di un dialogo coraggioso e difficile, preferisce la sicurezza di un «arroccamento» su «posizioni statiche».
Papa Francesco parlava nel contesto di un dialogo fra Chiese orientali e con gli ortodossi; ma l’insegnamento vale certo anche in altri contesti (ad esempio quello italiano, dove i “tradizionalisti” non mancano di attaccare Papa Francesco ogni giorno tacciandolo anche di “eresie”. . Ndr)
Il patriarca ortodosso di Costantinopoli, Bartolomeo, era presente alla Messa nella cattedrale cattolica, e il Papa gli ha reso visita in serata nella sua sede, il Fanar, affermando che «la sera porta sempre con sé un sentimento misto di gratitudine per il giorno vissuto e di trepidante affidamento di fronte alla notte che scende». La speranza di una riconciliazione fra cattolici e ortodossi, ha detto il Pontefice, «è oltre, non è in noi, non è nel nostro impegno e nei nostri sforzi, che pure doverosamente ci sono, ma è nel comune affidamento alla fedeltà di Dio, che pone il fondamento per la ricostruzione del suo tempio che è la Chiesa».
La visita è caduta nella vigilia della festa di Sant’Andrea, che il Patriarcato ortodosso di Costantinopoli considera come suo fondatore. Andrea e Pietro, ha detto il Papa, «erano fratelli di sangue, ma l’incontro con Cristo li ha trasformati in fratelli nella fede e nella carità. E in questa sera gioiosa, in questa preghiera vigiliare vorrei dire soprattutto: fratelli nella speranza – e la speranza non delude!». Non delude «perché è fondata non su di noi e sulle nostre povere forze, ma sulla fedeltà di Dio». Di qui la «trepidante attesa», come il Pontefice l’ha chiamata, di sviluppi finora considerati impossibili nel cammino di riconciliazione con una parte almeno della Chiesa Ortodossa. Ma nulla è impossibile a Dio.
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