Libro VIII – La cura del cavallo. (l’Uomo trasformato in uno sciocco, che non sa chi è il suo Signore )
“Sebbene abbia affidato questa terra a Nostra Signora, che mi aiutò ad Athelney,sebbene non esistano alberi più maestosi, prati più rigogliosi e colline più serene di quelli del giardino della Madre di Dio, tra la riva del Tamigi ed il mare, so che anche lì le erbacce attecchiranno più in fretta di quanto possiamo bruciarle; e sebbene essi vaghino e si disperdano, tra molti secoli, tristi e lenti,– io ho una visione – io so che i pagani ritorneranno. Essi non verranno su navi da guerra, non devasteranno col fuoco, ma i libri saranno il loro unico cibo, e con le mani impugneranno l’inchiostro. Non con lo spirito dei cacciatori o con la feroce destrezza del guerriero, ma mettendo a posto ogni cosa con parole morte, ridurranno le bestie e gli uccelli a burattini ed il vento e le stelle ad una ruota che gira. Avranno l’aspetto mite dei monaci, pieni di fogli e di penne; e voi guarderete alle vostre spalle ammirando e desiderando un giorno come quelli di Alfred, in cui, almeno, i pagani erano uomini. Il caro sole rimpicciolito tra soli spaventosi, come fiori superbi sul loro stelo, la terra smarrita e piccola come un chicco, tra le selve immense del cielo profondo, – queste saranno le piccole erbacce che vedrete strisciare, coprendo il gesso. Ma se anche calpesteranno il mare santo di Maria, e ruberanno le ali di San Michele –se anche racconteranno meraviglie, più grandi di quelle che Virgilio creò per l’imperatore romano; voi li riconoscerete da questi segni: lo spezzarsi della spada, e l’uomo che non è più un cavaliere libero, capace di amare o di odiare il suo signore. Sì, questo sarà il loro segno: il segno del fuoco che si spegne, e l’Uomo trasformato in uno sciocco, che non sa chi è il suo signore. Anche se arriveranno con carta e penna e avranno l’aspetto serio e pulito dei chierici, da questo segno li riconoscerete,dalla rovina e dal buio che portano; da masse di uomini devoti al Nulla, diventati schiavi senza un padrone, da un cieco e remissivo mondo idiota,troppo cieco per essere disprezzato; dal terrore e da storie crudelidi una macchia segnata nelle ossa e nella stirpe,dalla vittoria dell’ignavia e della superstizione,maledette fin dal principio, dalla presenza di peccatori, che negano l’esistenza del peccato;da questa rovina silenziosa,dalla vita considerata una pozza di fango,da un cuore spezzato nel seno del mondo,dal desiderio che si spegne nel mondo;dall’onta scesa su Dio e sull’uomo,dalla morte e dalla vita rese un nulla,riconoscerete gli antichi barbari,saprete che i barbari sono tornati.Quando si fa un gran parlare di moda e correnti, e di saggezza e destino, date il benvenuto all’idolatria che non muore, che è più triste del mare. Come gli uomini potranno sconfiggerla, o se la Croce si innalzerà di nuovo con la carità o con la cavalleria, la mia visione non lo dice; e io non vedo altro; ma ora, pur nel dubbio, cavalco verso la battaglia sulla pianura.” (pp. 133-134-135, 2011)
PS: La ballata del cavallo bianco è un poema che Chesterton scrisse nel 1911 e racconta la vicenda di Re Alfred il Grande, che vinse contro ogni aspettativa la battaglia di Ethandune, sconfiggendo gli invasori Danesi.
E’ la storia di un uomo “vivo e disposto a morire”, che accetta la battaglia come parte del rischio della vita. A questo link il testo di tutta la ballata: http://it.wikiquote.org/wiki/La_ballata_del_cavallo_bianco … (e premendo qui ) un saggio di alcune parti del capitolo VII trovato in rete…