ISLAMISMO E RELATIVISMO DUE ESTREMISMI IN GUERRA
Dopo l’attacco alle torri Gemelle a New York, dell’11 settembre 2001, abbiamo assistito a uno stillicidio di attentati terroristici, non solo in Europa – ultimo drammatico caso la recente mattanza di Parigi -, ma anche in alcuni paesi africani e nei paesi del Medio Oriente, di religione islamica. Da che cosa deriva tutta questa violenza? Quanta parte ha la religione e quanto invece un impazzimento ideologico – direi demoniaco – della religione stessa? Parlavo recentemente con un conoscente islamico, e gli dicevo che anche loro, come noi cristiani, credono all’esistenza del Diavolo, come colui che ci divide tra di noi e da Dio. Tant’è vero che, nel loro pellegrinaggio a La Mecca, lanciano sassi contro una enorme pietra nera, che rappresenta appunto il Diavolo. Così proseguivo dicendogli che quelle pietre dovrebbero essere scagliate contro noi stessi, perché è da noi, dai nostri cuori, che esce il male, come dice appunto il nostro Maestro, Gesù Cristo. Si, perché uccidere in nome di Dio, come diceva papa Benedetto XVI, è contro la ragione e contro Dio!
Dopo ognuno degli attentati qui in Occidente sento dire che “noi non ci faremo intimidire e che difenderemo i nostri valori”. Ogni volta che sento pronunciare questa frase dai nostri governanti mi chiedo, a quali valori si riferiranno, dato il clima relativistico in cui viviamo? Si, perché rimaniamo giustamente attoniti e sgomenti di fronte a queste orrende mattanze, ma passa sotto silenzio ed è considerata “conquista di libertà” la soppressione ogni anno, solo in Italia, di oltre 100mila vite, con l’aborto legale. Si parla poi di legalizzare l’eutanasia, così come ogni desiderio umano alla “felicità” deve per forza trasformarsi in diritto. E questi “benedetti” diritti, nati nel clima della rivoluzione Francese, ormai sembrano aver rotto qualsiasi argine, tanto che la distinzione dei sessi, fra maschio e femmina, uomo e donna, è ormai obsoleta, e ognuno può scegliere “liberamente” tra più generi. La famiglia stessa, antica cellula della società, è ormai proposta in una serie di modelli sempre più ardita e “rivoluzionaria”. E si potrebbe continuare. Tutto ciò – ci dicono – è espressione della nostra libertà e dei nostri valori.
Ritornando alla storia, vorrei ricordare un momento importante per il continente europeo. Il 14 luglio 1683 ci fu la miracolosa vittoria della cristianità contro l’attacco dell’Impero Ottomano, Di religione islamica. Questa vittoria fu preceduta da quella di Lepanto, del 7 ottobre 1571. Guardando a questi fatti storici e al terrorismo islamista dei nostri giorni, molti si chiederanno, quanto tutto ciò sia parte del DNA di quella religione e quanto sia da distinguersi come ideologico o diabolico.
Vorrei però ricordare che un secolo dopo la splendida vittoria di Vienna, proprio nell’ora martoriata Francia, il 14 luglio 1789, sarebbe scoppiata la Rivoluzione Francese che, come un nemico interno della propria origine cristiana, faceva tabula rasa degli antichi valori, per costruire, dicevano, una società nuova, più libera, fraterna ed egualitaria. Peccato che il progetto si trasformò in terrore con la ghigliottina in pieno regime, pronta a decapitare chiunque non condividesse i nuovi ideali, dettati dalla “dea Ragione”. Così assistemmo a uno dei primi genocidi moderni, e cioè quello dei cattolici della Vandea, sterminati, anche quelli in nome della liberte. La mia impressione è che l’Occidente sia arrivato al capolinea dello sviluppo di questi disvalori, che hanno costruito quella che viene chiamata società liquida. Sembra quella che Cristo chiama “la casa costruita sulla sabbia”.
Io credo che l’Europa – culla di bellezza, carità, santità e arte, che ora “grida” dai dipinti e dalle pietre -, potrà vincere la sfida del terrorismo, aiutando se stessa e l’islam ad uscire dalle diaboliche tentazioni, solo tornando alla Parola di Colui che ha detto – ahi me con quale spirito profetico: “Senza di me non potete fare nulla”. Possa essere il prossimo Giubileo un momento di grazia e di ripensamento alle parole di Gesù che, piangendo sulla futura rovina di Gerusalemme, diceva: “Quante volte avrei voluto radunare i tuoi figli, come una gallina raduna i suoi pulcini sotto le sue ali, ma tu non hai voluto”.
(Claudio- Redazione)