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07/10/2016 – Memoria della Beata Vergine del Rosario.

Risale al 5 aprile 1992 lo scritto mariano di don Tonino Bello che oggi vogliamo proporre nei suoi passaggi più salienti, in occasione della festività della Beata Vergine del Rosario. Una devozione nata nella città di Pompei durante il XIII secolo, e che successivamente si è diffusa un po’ ovunque attraverso il culto per il Rosario. Maria, donna del popolo è il brano che abbiamo scelto proprio per rievocare la popolarità delle origini della madre di Dio, una popolarità riscontrabile, secondo il vescovo, anche nella quotidianità dei nostri giorni.

«Sì, il Signore se l’è scelta proprio di là. Oggi diremmo: dai rioni popolari, grevi di sudori e impregnati di stabbio. Dai quartieri bassi, dove i tuguri dei poveri, se rimangono ancora in piedi, è perché si appoggiano a vicenda. (…)
Il Signore, Maria, l’ha scoperta lì. Nell’intreccio dei vicoli, profumati di minestre meridiane e allietati dal grido dei fruttivendoli. Tra le fanciulle che, dai pianerottoli colmi di gerani, parlavano d’amore. (…)
L’ha scoperta lì, in mezzo alla gente comune, e se l’è fatta sua. Maria non aveva particolari ascendenze dinastiche. L’araldica della sua famiglia non vantava stemmi nobiliari come Giuseppe. (…)
Lei, invece, era una donna del popolo. Ne aveva assorbito la cultura e il linguaggio, i ritornelli delle canzoni e la segretezza del pianto, il costume del silenzio e le stigmate della povertà. Prima di diventare madre, Maria era, dunque, figlia del popolo. (…) Santa Maria, donna del popolo, grazie perché hai convissuto con la gente, prima e dopo l’annuncio dell’angelo, e non hai preteso da Gabriele una scorta permanente di cherubini, che facesse la guardia d’onore sull’uscio di casa tua. (…)
Santa Maria, donna del popolo, oggi più che mai abbiamo bisogno di te. Viviamo tempi difficili, in cui allo spirito comunitario si sovrappone la sindrome della setta. Agli ideali di più vaste solidarietà si sostituisce l’istinto della fazione. (…)
Santa Maria, donna del popolo, insegnaci a condividere con la gente le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce che contrassegnano il cammino della nostra civiltà. Donaci il gusto di stare in mezzo, come te 8075nel cenacolo. Liberaci dall’autosufficienza. E snidaci dalle tane dell’isolamento».*

 

* Fonte: Antonio Bello, Maria donna dei nostri giorni, Paoline, Milano 1993 e da:  http://www.dontoninovescovo.it/