Cosa è il digiuno: digiunare significa «mangiare», non «non mangiare». Tanti pensano: quando si digiuna non si mangia niente. No, si mangia pane. E la Madonna ha domandato il pane e l’acqua.
Alcuni mi hanno domandato se si può digiunare non con l’acqua ma con il tè. Naturalmente.
La Madonna domanda così, perché domanda col pane? Credo vi sia una ragione più profonda: la Madonna non domanda di aver fame, ma una vita da poveri.
E un povero, come la Madonna, è aperto davanti al Signore e agli uomini.
L’ateismo pratico significa «non ho bisogno di te». Se comincio a vivere un giorno, due giorni come un povero, con un pezzetto di pane, poco a poco comincia un processo, una purificazione, dove mi distacco dal mondo materiale, dal mio egoismo e dove mi apro a Dio ed agli altri.
Un povero nello spirito perdona facilmente. Uno che è orgoglioso, per esempio, cerca di vendicarsi, un povero nello spirito cerca di riconciliarsi; un povero nello spirito non può mai dire al Signore «non ho bisogno di te».
Guardate: la Madonna sta facendo una scuola radicale, ma possibile. Radicale non per prenderci il tempo nella preghiera o per farci vivere col pane, no. Ma per prepararci.
Preghiera e digiuno sono mezzi insostituibili per avere la pace, per avere anche la fede, per potersi abbandonare.
L’esperienza che non abbiamo bisogno di tante cose quando digiuniamo, ci serve, ci aiuta a capire il brano del Vangelo che la Madonna chiede ogni giovedì. Ha detto: «Meditate ogni giovedì durante l’Adorazione Eucaristica Mt. 6,24-34». In questo brano si dice che non si può servire a due padroni: o Mammona (i soldi) o Dio.
Eccovi per comodità il brano di Vangelo citato, Matteo 6,24-34:
Nessuno può servire a due padroni: o odierà l’uno e amerà l’altro, o preferirà l’uno e disprezzerà l’altro: non potete servire a Dio e a mammona. Perciò vi dico: per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale più del cibo e il corpo più del vestito? Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. Ora se Dio veste così l’erba del campo, che oggi c’è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai più per voi, gente di poca fede? Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno. Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta. Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena.
È la stessa cosa quando all’inizio chiedeva il «CREDO»; significa: decisione. Per le altre cose: guardate gli uccelli, perché le preoccupazioni? Con le vostre preoccupazioni piene di paura non potete prolungare la vita. Abbandonatevi, cercate prima il Regno dei cieli.
Il Regno dei cieli consiste in questo: se sono aperto, se mi riconcilio, se cerco la pace, se amo anche gli altri, se aiuto quanto posso… È questo il Regno dei cieli.
(P. Slavko Barbaric – Ai pellegrini a Medjugorje dicembre 1984)