Viaggio tra i cristiani del Nord Iraq, dove le minacce e le violenze da parte di gruppi islamici estremisti fanno fuggire le famiglie delle diverse comunità: caldee, siriane, ortodosse, cattoliche, della chiesa d’Oriente. L’appello di religiosi e Vescovi che hanno scelto di restare con la loro gente

Questo non è più il nostro paese. Forse lo era una volta”, “Siamo sempre stati perseguitati”, “Siamo obbligati a vivere in un ghetto”, “Non vi è futuro per noi e, soprattutto, per i nostri figli”,“I cristiani d’Europa non ci abbandonino!”. 1798556_760276277370136_7666430559834109292_nQueste sono solo alcune delle voci di sacerdoti, Vescovi e soprattutto comuni fedeli del mosaico di comunità cristiane (caldee, siriane, ortodosse, cattoliche, chiesa d’Oriente) che ho attraversato per 8 giorni nel Nord Iraq, tra Erbil-Kurdistan e Mosul-Iraq, ai primi di gennaio. Voci e volti di una minoranza cristiana di cui, dato l’acuirsi di crisi, violenze, minacce da parte di un Islam radicale, si teme la scomparsa. Secondo dati verificati dall’Annuarium Statisticum Ecclesiae Vaticana, dalla presenza di quasi un milione di cristiani in Iraq nel 1987 si è passati nel 2010 a 400.000. La maggioranza ha lasciato il paese ed è emigrata.  10606178_734758513228768_239314812833819999_n  Grazie all’aiuto dall’Italia di P. Jalal, un rogazionista iracheno, e alla calorosa strategica accoglienza delle comunità cristiane caldee di Karakoosh, passando tra posti di blocco di militari curdi, a cui le comunità cristiane hanno affidato la sicurezza (5 parlamentari cristiani sono nel parlamento provvisorio curdo), e gruppi aut organizzati di cittadini che pattugliano con kalashnikov soprattutto le chiese e i luoghi di riunione, percorro la fascia contesa tra Mosul – Iraq musulmano ed Erbil-Iraq curdo.

E’ una terra di nessuno dove si trova la maggioranza delle comunità cristiane: nel governatorato di Mosul vi è Karakoosh (40milaabitanti, 98% cristiani), Karmeless (7.000 ab.,80% cristiani), Bartela (15.000 abitanti rimasti,solo 4% cristiani), Tlkeef (22.000 ab., 3%cristiani), TelesKof (6000 abitanti), Alkosh (6000 ab., chiamata “il Vaticano dell’Iraq”, nessun musulmano); nel governatorato di Erbilvi è Ankawa (circa 40mila abitanti, 99%cristiani), Saqlawa (1.500 ab. 35% cristiani)e poi comunità cristiane vi sono nel governatorato in area curda di Dhuko e città di Zakho.

L’emigrazione di persone in strutture ecclesiali,nel seminario di Karakoosh, (trasferitosi da Mosul nel 2008, assieme alle strutture domenicane e ad una parte dell’università, dopo gli attentati a due pullman di studenti cristiani), il giovane sacerdote Amman Saadallah racconta: “L’emigrazione è il maggior problema che grava sulla comunità cristiana, la situazione da un conflitto all’altro va di male in peggio.10569079_734757286562224_3796007994605800404_n Tale crisi è cresciuta molto a causa della guerra del 1991, delle condizioni economiche a seguito dell’embargo, ed è fortemente peggiorata con l’intervento americano dopo il 2003. Le minacce e le violenze da parte di gruppi islamici radicali contro le comunità cristiane hanno avuto un picco nel 2007 e 2010, il risultato è che fra i cristiani è il senso della paura e per l’emigrazione corrono il rischio di scomparire”.            (Annalisa Milani)     (comboninsieme)