S. Ambrogio, la cui memoria ricorre il 7 dicembre, è colui che più di ogni altro ha contribuito all’affermarsi della fede nella presenza reale di Cristo nell’Eucaristia e ha gettato le basi della futura dottrina della transustanziazione. Nel De sacramentis scrive: “Questo pane è pane prima delle parole sacramentali; quando interviene la consacrazione, da pane diventa carne di Cristo […] Con quali parole si compie la consacrazione e di chi sono tali parole? […] Quando si viene a compiere il venerabile sacramento, il sacerdote ormai non usa più le sue parole, ma usa le parole di Cristo. È dunque la parola di Cristo a compiere questo sacramento”
Nell’altro scritto, Sui misteri, il realismo eucaristico è ancora più esplicito. Dice:
“La parola di Cristo che poté creare dal nulla ciò che non esisteva, non può trasformare in qualcosa di diverso ciò che esiste? Non è infatti cosa minore dare alle cose una natura del tutto nuova che mutare quella che hanno […]. Questo corpo che produciamo (conficimus) sull’altare è il corpo nato dalla Vergine. […] È certamente la vera carne di Cristo che è stata crocifissa, che è stata sepolta; è dunque veramente il sacramento della sua carne […]. Lo stesso Signore Gesù proclama: ‘Questo è il mio corpo’. Prima della benedizione delle parole celesti si usa il nome di un altro oggetto, dopo la consacrazione si intende corpo”.
image002Su questo punto l’autorità di Ambrogio, nello sviluppo successivo della dottrina eucaristica, ha prevalso su quella di Agostino. Questi crede certamente nella realtà della presenza di Cristo nell’Eucaristia, ma accentua ancora più fortemente il suo significato simbolico ed ecclesiale. Alcuni suoi discepoli arriveranno ad affermare non solo che l’Eucaristia fa la Chiesa, ma che l’Eucaristia è la Chiesa: “Mangiare il corpo di Cristo, non è altro che diventare corpo di Cristo”.
La reazione all’eresia di Berengario di Tours che riduceva la presenza di Gesù nell’Eucaristia a una presenza solo dinamica e simbolica, provocò una corale reazione nella quale le parole di Ambrogio svolsero una parte importante. Egli è la prima autorità che san Tommaso d’Aquino adduce nella sua Somma in favore della tesi della presenza reale.
( Sintesi di Giancarlo Comeri – P. Raniero Cantalamessa – Prediche alla Casa Pontificia 2013)

Il 7 dicembre Milano celebra un giorno molto importante, in onore di Sant’Ambrogio. È un appuntamento sentito e significativo.

MA CHI ERA SANT’ AMBROGIO?   (Clicca per vedere il video)

Sant’Ambrogio era un magistrato

Ambrogio nacque nel 339 in Germania, precisamente a Treviri, da una ricca famiglia romana. Dopo aver scelto la carriera di magistrato, seguendo le orme del padre, allora prefetto romano della Gallia, Ambrogio si trovò alla giovane età di 30 anni a rivestire la carica di Console di Milano, ai tempi capitale dell’impero. Ma il vero successo arrivò il 7 dicembre del 374, in una delle chiese della città, gremita di presbiteri e laici, vecchi e giovani, cattolici e ariani che stavano discutendo animatamente sul nome del successore del vescovo Assenzio, morto di recente. Era un po’ di tempo ormai che le ariani e cattolici si affrontavano animatamente anche per le strade, con qualche pericolo per l’ordine pubblico. Non si poteva far finta di niente, cosicché Ambrogio, decise di parlare alla folla con tanto buon senso e autorevolezza che si levò un grido: “Ambrogio Vescovo!”. Mai nessuno avrebbe pensato a lui, dato che innanzitutto era soltanto un catecumeno in attesa del Battesimo. Da quel giorno, distribuì i suoi beni ai poveri e si dedicò in tutto e per tutto alla Sacra Scrittura.

Inizialmente non voleva accettare la carica

Per la verità Ambrogio non era proprio entusiasta, poiché rideneva d’essere a digiuno di teologia e senza quindi un’adeguata preparazione ad essere vescovo. Dopo la proposta da parte del cittadini, il futuro Vescovo si appellò al Re Valentiniano, protestando la propria inadeguatezza all’incarico, ma senza immaginarlo l’imperatore gli disse che si sentiva lui stesso lusingato per aver scelto un governatore “politico” ritenuto degno persino di svolgere l’ufficio episcopale. Fu allora che egli accettò, e nel giro di alcuni giorni venne battezzato e poi consacrato alla carica.

St.Peter_am_Wimberg_Kirche_-_Kanzel_4_AmbrosiusFu un grande oratore del suo tempo

Nonostante quella che potrebbe essere definita come poca esperienza, Sant’ Ambrogio diventò presto uno dei più celebri oratori del suo tempo, capace di incantare perfino un intellettuale raffinato come Agostino di Tagaste, che si convertì grazie a lui. Le sue parole furono talmente profonde che tutt’oggi si sostiene che la Chiesa di Milano abbia ricevuto un’impronta significativa. Tra le tante ragioni che lo resero importante si ricorda infatti l’introduzione del canto nella liturgia e il suo sforzo instancabile per rafforzare la diocesi di Milano.

Dedicò la vita ai poveri e ai fedeli

Fatto vescovo, decise di rompere ogni legame con la vita precedente, iniziando col donare le sue ricchezze ai poveri, le sue terre e altre proprietà alla Chiesa, tenendo per sé solo una piccola parte per provvedere alla sorella Marcellina, che anni prima si era consacrata Vergine nella Basilica di San Pietro durante una solenne liturgia di Natale. Consapevole della sua impreparazione culturale in campo teologico, si diede allo studio della Scrittura e alle opere dei Padri della Chiesa, in particolare Origene, Atanasio e Basilio. La sua vita era caratterizzata dalla semplicità, le sue giornate erano dense di incontri con la gente: Ambrogio studiava e poi faceva sostanza della sua preghiera. Ogni giorno diceva la Messa per i suoi fedeli dedicandosi poi al loro servizio per ascoltarli, per consigliarli e per difenderli contro i soprusi dei ricchi. Tutti potevano parlargli in qualsiasi momento, ed è per tale ragione che il popolo non solo lo ammirava ma lo amava sinceramente.

Un episodio in particolare lo contraddistingue da qualsiasi altro celebre figura sacra. Durante la Chiesa del suo tempo vi era una grave turbolenza dottrinale, tanto che gli scontri e le guerre erano all’ordine del giorno. Un dì, alcuni soldati nordici arrivarono in città per diffondere panico tra il popolo. In una delle razzie, arrivarono pure a sequestrare alcuni uomo, donne e bambini, i più poveri della città, e quindi senza troppe chance di salvarsi. Sant’ Ambrogio, senza alcuna esitazione, deciso di sacrificare tutto pur di salvarli, scelse i beni della chiesa e senza alcuna esitazione, fuse alcuni vasi sacri di una Chiesa per pagare il loro riscatto, rispondendo alle critiche con “Se la Chiesa ha dell’oro non è per custodirlo, ma per donarlo a chi ne ha bisogno… Meglio conservare i calici vivi delle anime che quelli di metallo”.   (Condiviso dal sito di Radio Maria)(L’immaginie del calice è una  foto del Miracolo di Lanciano) (Clicca per fare una visita nella Basilica di Sant’Ambrogio a Milano 1 )

 (Clicca per fare una visita nella Basilica di Sant’Ambrogio a Milano 2 )