La nostra esperienza a Medjugorje
Quando una mia cara amica, mi ha chiesto di riportare per iscritto, la nostra esperienza vissuta a Medjugorje, ho accolto con gioia la proposta perché credo fermamente che la miseria umana, in quel luogo benedetto, possa davvero trovare un aiuto concreto e duraturo.
Da anni, coltivavamo il desiderio di recarci in Pellegrinaggio a Medjugorje, io e la mia famiglia, ma c’era sempre qualcosa che ce lo impediva. Quest’anno, finalmente, ci siamo promessi che, in un modo o nell’altro, saremmo partiti e, grazie all’aiuto di una persona e di un’associazione speciale, abbiamo potuto realizzare il sogno.
L’impulso che ci ha spinti a scegliere Medjugorje anziché un altro luogo santo, credo sia venuto esclusivamente a seguito di una chiamata. Una vocina interiore infatti, ci spronava ad andare proprio lì, dove la Madonnina appare ancora.
Non siamo partiti con il bisogno di una conversione del cuore perché quella, grazie anche alla misericordia infinita di Dio, l’avevamo già.
Ciò che ci mancava però era la consapevolezza della presenza del Signore nella nostra vita.
Le avversità di tutti i giorni, che subentrano a causa di una moltitudine di problemi, stavano facendo affievolire un po’la nostra fede e attanagliavano la nostra Speranza.
E’ difficile esprimere le emozioni che serbavamo nel cuore quando siamo partiti.
Ci sentivamo afferrare dalle insidie della vita quotidiana così forte che, anche il respirare era divenuto doloroso.
Quando ad un padre e ad una madre, togli la capacità di provvedere alla propria famiglia, facendoli sentire una nullità, non solo gli neghi la possibilità d’essere una sicurezza, un punto fermo, ma gli impedisci anche di sentirsi vivi e quindi di vivere.
Medjugorje per noi, era un luogo da cui ripartire.
Da cui rinascere, se non economicamente, almeno nello spirito.
Non ci siamo recati con la presunzione di ottenere una grazia, come se ci fosse dovuta in qualche modo, e nemmeno con la curiosità di verificare se, le nuvole si spostavano o se il sole roteava… siamo “approdati” in quel luogo, con l’ultima flebile luce di speranza che avevamo conservato nel cuore, chiedendo alla Madonnina, di aiutarci a vivere.
Abbiamo “lottato” per diventare quello che siamo e a nostra figlia, cerchiamo di insegnare ogni giorno, che il dono della vita è importante e va custodito.
Ma poi, quando i problemi sembrano schiacciare anche l’aria che respiri, è difficile restare un esempio per lei, una guida.
Pur rimanendo comunque consapevoli della fortuna che abbiamo e che al mondo, c’è tanta di quella povera gente che non ha proprio nulla, nemmeno l’amore, a volte però, è difficile restare coerenti con ciò che si pensa.
Nella teoria infatti, ripetersi belle frasi incoraggianti è semplice, diventa un po’ meno fattibile applicarle alla quotidianità, soprattutto nei momenti più disperati, quando non ce la fai più.
Ed è proprio in uno di questi momenti che abbiamo pensato a Medjugorje e, siamo partiti.
Mentre attraversavamo i vari luoghi che ci separavano dall’Italia, pensavamo spesso a cosa dire alla Madonnina una volta che saremmo arrivati a Medjugorje, a cosa le avremmo chiesto.
Quando siamo giunti lì, invece, non c’è stato bisogno che dicessimo o pensassimo nulla.
Ci siamo sentiti avvolgere da un abbraccio caldissimo, e quella vocina che ci aveva condotti fino a lì, ci ha detto: “eccovi finalmente”!
Ci è sembrato fin da subito di vivere in un altro mondo e non per la diversità del luogo o per il paesaggio. Era l’atmosfera d’amore che percepivamo, ad essere diversa.
Ricordo che quella sera, per la prima volta, abbiamo partecipato alla Santa messa in Croato e poi al rito della Guarigione.
Solo dopo, abbiamo compreso che quelle parole, “cadevano” nel cuore, risanandolo.
Mentre il sacerdote parlava, avevamo come l’impressione che non fosse lui ad emettere parola ma che, il sostegno spirituale e morale che udivamo, venisse dall’alto.
Erano troppo belle quelle parole per essere vere: “Io sarò sempre con voi, dovunque andrete. Guarite il vostro cuore. Apritevi.”. Non le dimenticheremo così facilmente.
I violini, le adorazioni eucaristiche, i canti, le preghiere che sgorgavano dal cuore spontaneamente e senza riserve, gli abbracci che ci giungevamo inaspettati, l’amore tra le persone.
Queste sono le caratteristiche peculiari ed importanti per l’uomo.
Non è la caccia al fenomeno paranormale, o il pellegrinaggio vissuto come vacanza… è la riconquista della consapevolezza che noi siamo fatti anche d’assoluto!
Che Dio alberga nei nostri cuori sempre, anche quando non lo sentiamo, anche quando non ci crediamo.
La vera conversione avviene infatti non solo quando una persona cambia radicalmente il proprio modus vivendi, quando lascia la strada vecchia per intraprendere quella che la condurrà ad essere una creatura nuova ma quando, all’interno della nostra anima, rimettiamo in moto il cuore.
Quando pur restando noi stessi, con tutti i nostri difetti, le nostre fragilità, i nostri sensi di colpa, i nostri giorni bui, non ci sentiamo più vuoti ma colmi di quell’Amore che, ci ha vinti e vissuti.
Medjugorje per noi è stata un’esperienza unica.
Il senso di pace che ci ha avvolti e custoditi, l’armonia fra di noi, il riuscire a pranzare e cenare con allegria, senza il pensiero costante e fisso della preoccupazione, il senso d’unione che da parecchio tempo s’era arrestato ai bordi del quotidiano vivere, ci ha donato una forza inaspettata.
Al rientro, abbiamo ritrovato le stesse vicissitudini ed i problemi si sono triplicati ma, quel senso di scoraggiamento che ci aveva invaso e forse anche un po’ spento, in parte s’è sgretolato e al suo posto, sono sbocciati dei piccoli fiori di Speranza.
Questo per noi è stato un grandissimo dono.
Quando raccontiamo di Medjugorje alla gente, questa o ne rimane delusa oppure ci guarda allibita.
C’è chi si aspetta che parliamo di visioni ultraterrene o di fenomeni paranormali visti e vissuti e chi invece preferirebbe che parlassimo di grandi sconvolgimenti interiori.
Sia alle une che alle altre persone, invece, ribadiamo sempre che è nella semplicità dei gesti, che nascono i miracoli e che a Medjugorje, quella sensazione tangibile d’infinito irrompe così forte in te, da compiere di per sé, già un piccolo miracolo.
Non devi partire alla ricerca di chissà quale attrazione.
Devi solo lasciarti guidare, abbracciare ed amare.
La conversione, così come la realizzazione di una tua necessità, arriva dopo, gradualmente…e a volte, la misericordia e la bontà del Signore, sono così immense e sconfinate che, realizzano perfino necessità che non avevi neppure posto!
Quando ti affidi totalmente alla Madonnina e a Dio, quando lasci che siano loro a riprendere le redini della tua vita, ti accorgi di tanti piccoli miracoli: il sorriso che prima magari non spuntava o se lo faceva, a fatica, una maggiore comprensione delle persone che ti sono accanto, la capacità di stupirsi ancora, la voglia di alzarsi alla mattina seppure all’apparenza non ci sia nulla di prospettivamente positivo, la necessità di pregare per Smonutz (e magari prima lo facevi solo nei ritagli di tempo).
E poi, il miracolo dei miracoli: sentire Dio nel tuo cuore, percepire una parte di assoluto anche in te, miseramente indegno, avvertire che la presenza del Signore ti accompagna sempre.
Questa è stata per noi Medjugorje.
Non una destinazioni di facili miracoli, di guarigioni ingannevoli e momentanee (emozioni scaturite da illusioni e fanatismi che perdurano solo nello spazio di tempo del loro nascere).
Ma una terra di pace, dove l’amore, come ho scritto altrove, rimane davvero l’ultimo respiro dell’anima. ( Simona – 10 luglio 2013 )