Sono medico e per questo sono costretto a confrontarmi ogni giorno col problema del male e della sofferenza. ( Dott. Giancarlo Comeri, prefazione al libro ” Non sono ancora una foto sopra una lapide” di Antonello De Giorgio)
Ho accettato molto volentieri di scrivere qualche riflessione come prefazione al libro dell’amico Antonello De Giorgio dopo aver letto tutto d’un fiato questo testo molto vero e toccante” Non sono ancora una foto sopra una lapide” .
Sono medico e per questo sono costretto a confrontarmi ogni giorno col problema del male e della sofferenza. Capisco quindi molto bene anche tutto quello che di non detto e di non dicibile c’è dietro l’esperienza di Antonello, che nel 2008 si è ammalato di una malattia grave, il linfoma di Hodgkin. Inevitabilmente il cuore umano percepisce ogni malattia di questo genere, imprevista e imprevedibile, come una prova enorme che si affaccia nella vita e mette a repentaglio non solo la sopravvivenza fisica ma anche tutto il mondo interiore delle proprie convinzioni umane e religiose. Perché proprio a me? Perché adesso? Che cosa ho fatto di male? Sono queste le domande che spontaneamente i più si pongono in un evento del genere.
Antonello mostra in questo libro, ove si racconta con molta semplicità e verità, di avere scoperto che si può reagire positivamente a notizie anche gravissime che ti riguardano personalmente se la tua struttura interiore è orientata a Cristo, compagno di ogni frangente della tua vita, in una parola se la tua Fede è personale, ben strutturata e corroborata da un costante riferimento al soprannaturale che non senti estraneo ma sostanza della tua esistenza, non un’ideologia ma una Persona che vive dentro di te e con te.
Antonello ha affrontato coraggiosamente le terapie che la moderna medicina ha messo a punto per controllare il linfoma, ha voluto bere fino in fondo il calice amaro della chemioterapia e della radioterapia, non si è tirato indietro. Ha fatto tutto quello che umanamente c’era da fare ma nello stesso tempo ha confidato nel Signore, ha chiesto aiuto perché si realizzasse tutto il bene che talora può venire da una terapia umana, consapevole che da sola può non bastare. Di fronte alla scomparsa degli indici di malattia il non credente avrebbe semplicemente osannato la ricerca medica che oggi fornisce armi potenti contro malattie fino a pochi anni fa poco o affatto curabili.
Ma Antonello, che si è affidato con fiducia alla medicina umana ma ancor di più all’Amore di Dio, ne ha tratto un’esperienza di tenerezza infinita da parte di Colui al quale non solo lui e la famiglia, ma uno stuolo di amici e conoscenti si sono affidati nell’abbandono e nella fiducia più totali. Non appaia questo ad alcuno un modo per attribuire a Dio quello che non è dimostrato si debba soltanto a Dio: resta il fatto che vi sono fior di studi scientifici che dimostrano l’influenza positiva della preghiera e dell’affidamento a Dio nella riuscita positiva delle terapie mediche.
Una ricerca della California Public Health Foundation di Berkeley, che ha seguito 5000 adulti per 30 anni, ha dimostrato ad esempio che un’assidua partecipazione alle funzioni religiose può ridurre il rischio di mortalità del 36%. Una meta-analisi di 42 studi condotta all’Università di Miami su un campione di 126000 persone ha messo in luce che” quelle religiosamente attive avevano il 29% di probabilità in più di sopravvivenza nel periodo considerato, rispetto al resto della popolazione”. Il rapporto positivo fra spiritualità ed esiti del trattamento (“outcome”), è stato evidenziato in più occasione dalla rivista dell’Associazione dei Medici di Famiglia americani, che ha messo in luce fra l’altro che il 99% dei medici di famiglia pensa che il credere in Dio possa avere un effetto benefico sulla guarigione e il 75% ritiene utile la preghiera, non solo se la richiesta d’aiuto viene espressa dal malato ma anche per intercessione, ovvero da parte dei familiari del paziente, dagli amici o da gruppi di preghiera!
In Italia uno studio pilota coordinato dall’oncologo Paolo Lissoni e pubblicato sulla rivista “In vivo” ha dimostrato che “ l’approccio psicospirituale al trattamento del cancro è stato in grado di aumentare l’efficacia della chemioterapia migliorando il decorso clinico della neoplasia e la probabilità di sopravvivenza a 3 anni del gruppo di 50 pazienti con tumore al polmone, riuscendo a stimolare significativamente la risposta immunitaria anticancro mediata dai linfociti.” Nuove evidenze sperimentali dell’effetto delle pratiche spirituali sul cervello arrivano anche dalla disciplina emergente delle “neuroscienze contemplative”. E’ stato dimostrato che i sistemi biologici periferici con un ruolo decisivo per la salute di un individuo possono essere modulati dai circuiti cerebrali sui quali agisce la meditazione” spiega Richard Davidson, ricercatore dell’Università del Wisconsin. La meditazione, sperimentata nel contesto sanitario sin dagli anni ’60 a opera di Herbert Benson, cardiologo all’università di Harvard, sarebbe in effetti in grado di influire sui ritmi elettrici del cervello, sulla frequenza cardiaca e respiratoria, finanche sul metabolismo.
Addirittura il National Institute of Health, che è il più importante organismo di ricerca pubblico del mondo, gestito dal governo federale degli Stati Uniti d’America ha promosso, negli ultimi anni, numerosi studi sulla relazione che intercorre fra la medicina, la preghiera e la spiritualità ed ha sostenuto e finanziato la creazione di un centro totalmente dedicato a queste ricerche: il National Center for Complementary and Alternative Medicine (NCCAM) che dal 1998 studia i meccanismi che intercorrono fra la mente e il corpo e le reazioni, fisiologiche e psicologiche, che vengono attivate grazie a pratiche spirituali. La Fede guarisce come e più delle terapie stesse ed è possibile che questa sinergia possa trovare un giorno una spiegazione più esaustiva di quella che possiamo tentare di dare oggi alla luce di questi studi davvero interessanti e che si basa sull’affermazione della unità del composto umano formato da corpo, anima e psiche, unità che rende queste dimensioni interdipendenti fra loro.
Ma da parte di Antonello non c’è stato un affidarsi generico, per un bisogno di protezione da parte di Qualcuno che speriamo ci sia al di sopra di noi, in questo lungo periodo di terapia che lo ha portato a dichiararsi guarito: in tutto il libro si fa ripetuto riferimento a un luogo preciso, Medjugorje, dove l’incontro con la presenza del Signore e di Sua Madre si è fatto particolarmente significativo, e ha rinforzato la Fede e risvegliato la coscienza, al punto da punteggiare l’intera vita dell’Autore di viaggi di fede e di condivisione dal momento della scoperta di questo “pezzo di Paradiso”, per usare l’appellativo con cui questo paesino della Bosnia Erzegovina viene chiamata nelle ultime pagine del libro; una scoperta avvenuta poco tempo dopo l’inizio di questo evento grandioso che oggi è sotto gli occhi del mondo intero. A Medjugorje risuona da 36 anni l’appello urgente alla conversione dell’umanità intera da parte di Maria Regina della Pace, e la preghiera è la parola d’ordine, raccomandata in centinaia di messaggi celesti, come del resto i Sacramenti, la S. Messa , l’adorazione eucaristica.
Anch’io sono stato a Medjugorje per la prima volta nell’ 84, e precisamente il 25 marzo di quell’anno, giorno dell’Annunciazione a Maria: una data destinata a dare una svolta alla mia vita, ma importante anche per la storia dell’Umanità intera, dal momento che in quello stesso giorno, come molti ricorderanno, avveniva la Consacrazione della Russia e di tutto il mondo alla Vergine da parte del Papa Giovanni Paolo II in unione con tutti i Vescovi del mondo, con le modalità richieste dalla Madonna fin dagli anni ’20 a Lucia, la veggente di Fatima, al fine di ottenere la conversione della Russia. E sappiamo tutti cosa ci ha riservato la storia dopo quella Consacrazione al Cuore di Maria.
Proprio quel giorno, dopo aver ascoltato le accorate parole del Santo Padre in diretta da San Pietro, entravo per la prima volta nel locale di fronte alla Sacrestia , prospiciente l’altare della Chiesa di Medjugorje, dove allora ancora avvenivano le apparizioni della Vergine a tutti i veggenti che si riunivano insieme prima della S. Messa con l’eccezione di Mirjana che, avendo ricevuto l’ultimo segreto il giorno di Natale del 1982, aveva cessato in quella data di avere le apparizioni quotidiane.
Eravamo in 5 amici e siamo stati ammessi nella stanzetta dai padri francescani in quanto medici, arrivati dall’Italia, perché potessimo constatare, anche da un punto di vista scientifico, l’eccezionalità di quell’avvenimento, le estasi di 5 giovani veggenti (Jakov era ancora un bambino), che si ripeteva, regolarmente ogni giorno, da quasi 3 anni in quel paesino sperduto della Bosnia Erzegovina.
Il bello della faccenda era che, ad eccezione di Mario Botta, cardiochirurgo milanese oggi al Niguarda, dal quale avevo ricevuto l’invito ad andare là, nessuno degli altri partecipanti alla “spedizione”, tutti miei colleghi di diverse specialità operanti allora, come me, all’Ospedale S. Anna di Como, aveva mai assistito ad un fenomeno di questo tipo e tanto meno aveva le idee chiare sui rilievi che si potessero fare in un evento del genere per il semplice motivo che alla partenza eravamo tutti convinti di andare per assistere alle apparizioni, se appena fosse stato possibile, sapendo che Botta avrebbe fatto dei rilievi sui veggenti con un Holter. Grande curiosità quindi, un po’ di Fede e nient’altro.
Grande, pertanto, è stata la sorpresa quando, abbiamo saputo che vi erano invece precise aspettative da parte dei francescani di Medjugorje, sui rilievi scientifici che tutti noi avremmo fatto sui Veggenti.
Panico generale dal momento che non ci eravamo preparati a tanto e mancava poco più di 1 ora all’apparizione.
Memori di qualcosa che avevamo letto sulle apparizioni di Lourdes e di Fatima, si decise all’istante di fare qualche rilievo clinico elementare, in ordine alla sensibilità al dolore, durante l’estasi dei veggenti. Io però non sapevo cosa fare di preciso, visto che gli altri si erano già suddivisi i compiti. Rovistando nella borsa che avevo con me, trovai un martelletto per saggiare i riflessi tendinei e mi parve buona cosa farne uso durante l’apparizione che di lì a poco sarebbe iniziata. Eravamo nella stanzetta mentre nella Chiesa si recitava il Rosario.
Ad un tratto entrarono i veggenti: era presente, oltre a noi, Padre René Laurentin, famoso mariologo francese, (morto nl 2017), e un operatore cinematografico che avrebbe ripreso l’avvenimento, e qualche ammalato.
I veggenti si disposero uno accanto all’altro, con il volto orientato verso il muro spoglio che ci stava davanti. Noi 5 medici eravamo alle spalle dei veggenti. Davanti a me si trovava Vicka, alla quale chiesi di togliere le scarpe anche se faceva ancora freddo e le mattonelle del pavimento erano gelide. Vicka acconsentì con un grande sorriso.
Poco dopo i veggenti iniziarono la preghiera del Padre Nostro e quasi subito caddero pesantemente in ginocchio sul pavimento, tutti nel medesimo istante, come se un segnale fosse arrivato dall’esterno. La visione della Gospa era per loro iniziata: il silenzio all’interno della stanzetta era surreale, interrotto solo dal rumore di qualche movimento delle bocche dei veggenti che dialogavano con la Visione.
Emozionantissimi, ciascuno di noi fece i rilievi che si era proposto: anch’io mi misi, pregando, a martellare delicatamente i tendini di Achille di Vicka, notando che stranamente i riflessi erano presenti da un lato e assenti dall’altro: di lì a qualche mese si sarebbe evidenziata una cisti nel cervello di Vicka, causa di lunghe sofferenze per la veggente e poi prodigiosamente scomparsa, qualche anno dopo, nella data preannunciata dalla Madonna alla veggente stessa. Tutto questo non aveva nulla a che fare con l’estasi, ma era la spia iniziale di un grosso problema di salute per Vicka, che si sarebbe manifestato di lì a poco. D’altra parte, nel momento in cui avevo scelto di saggiare i riflessi tendinei, non sapevo assolutamente che questi non si modificano durante le estasi, allorché solo le funzioni degli organi di senso sono interrotte, sospese, come se il veggente vivesse in uno stato di pseudo-anestesia cosciente . E tanto meno potevano saperlo quei ragazzi che stavano vivendo in una dimensione tutta particolare di cui però sfuggiva loro ogni riferimento medico- scientifico.
L’apparizione durò quella sera poco più di 2 minuti e si svolse con le modalità che in seguito abbiamo imparato a conoscere in tutti i particolari, grazie anche ad esami medici approfonditi, resi possibili da apparecchiature scientifiche trasportate a Medjugorje da altre èquipes molto preparate e attrezzate nei mesi e negli anni successivi, fino al 2005.
Ma il bello doveva ancora venire. Terminata l’estasi, Vicka si rivolse a Padre presente comunicando qualcosa in croato e subito ci fu fatta la traduzione: rivolto a me frate Tomislav scandì poche parole: “La Madonna dice che queste cose non sono importanti.”
Tutti siamo rimasti piuttosto male, ma ricordo che in me quelle parole ebbero una risonanza molto particolare perché le ho subito avvertite come un riferimento preciso a quello che avevo fatto io, che già sospettavo fosse stato non solo poco importante ma assolutamente inutile.
Chiedemmo subito a Vicka di che umore fosse la Vergine mentre pronunciava questo severo giudizio, ma la veggente ci rassicurò subito: la Gospa (Madonna in lingua croata) era sorridente e appariva quasi divertita. Fummo rincuorati dalla risposta, ma evitammo accuratamente di tornare nella stanza delle apparizioni la sera successiva, preferendo rimanere nella Chiesa a pregare con gli altri fedeli.
Ripensando all’accaduto, fui sempre più convinto che quel messaggio venisse proprio dal Cielo e fosse per me e per tutti noi che eravamo lì quella sera la più lampante conferma della autenticità delle apparizioni di Medjugorje, molto più di qualsiasi rilievo scientifico che può fare sì constatare lo stato di estasi, ma nulla può dire circa il contenuto delle visioni dei veggenti.
L’immediata trasmissione di quel messaggio da parte di Vicka non poteva infatti in alcun modo essere il risultato di una pensata della veggente che mancava delle più elementari conoscenze mediche per esprimere un giudizio di quel tipo. La Madonna e non altri ci aveva dato quel messaggio, come segno inequivocabile della Sua Presenza.
Da allora non ho avuto più alcun dubbio sull’autenticità delle apparizioni di Medjugorje, e sul tempo di grazia che stiamo vivendo.
Ma si può individuare la ragione per cui la Madonna è venuta con queste modalità sulla Terra e continua a mostrarsi a 3 veggenti quotidianamente da oltre 30 anni? C’è forse un carisma specifico di Medjugorje, come è parso chiaro a Lourdes, dove la Madonna veniva a confermare il dogma della Sua Immacolata Concezione, promulgato dal Papa 4 anni prima, o a Fatima, dove nel 1917 Maria ha chiesto, inascoltata, conversione, penitenza e preghiere per evitare al mondo la tragica esperienza del comunismo e della seconda guerra mondiale che invece si sono puntualmente verificate con 70 milioni di martiri cristiani e 50 milioni di morti per il conflitto?
A Medjugorje è Maria stessa che ha spiegato lo scopo principale delle sue apparizioni quando, poche settimane dopo l’inizio di questo evento, ebbe a dire ai veggenti: “Sono venuta per dire al mondo che Dio c’è, esiste, e chi incontra Dio incontra la Vita e incontra la Pace!” Alla Madre di Dio è permesso di rimanere così a lungo in mezzo a noi per risvegliare le coscienze degli uomini ravvivando la Fede.
In effetti il problema più grande oggi, sotto gli occhi di tutti, è costituito dalla scristianizzazione o apostasia dalla fede di sempre più grandi fette della popolazione, soprattutto nel continente europeo. E si badi, si parla di apostasia nel Vangelo in relazione al ritorno di Cristo!
Da secoli, dal Rinascimento, si va facendo strada questa dissoluzione della fede cristiana che, attraverso il razionalismo, lo scientismo, il secolarismo ha portato oggi all’affermarsi di un laicismo imperante per il quale, anche se Dio c’è, non c’entra: non c’entra con il lavoro, non c’entra con la famiglia e la società, non centra con la vita: e allora un Dio che non c’entra con la vita è un Dio che non esiste.
Così si ritiene magari di ispirarsi al Vangelo ma poi la vita è senza Cristo, che viene al massimo relegato e tollerato in un angolo della coscienza individuale. E questo Dio che non esiste crea conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti, tanto nella società civile che nella stessa Chiesa. “ Le tenebre hanno avvolto il mondo” dice la Madonna con riferimento a Satana, il principe delle tenebre, che è ”sciolto dalle catene” (1.1.2001) e si aggira nel mondo non solo per distruggere gli uomini ma la stessa Creazione. “ Cancellando Dio l’uomo si costruisce già adesso l’inferno” ha detto la Madonna in un suo messaggio, perché “il peccato ti rende schiavo”, diceva Gesù, e il peccato più grande è l’incredulità: “ la Luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenere alla Luce” (Giov, 3, 19). Maria viene a Medjugorje, viva, e il Suo più grande impegno è riportare l’uomo al rapporto di dipendenza da Dio, perché Dio c’e, esiste, e quindi il Suo primo richiamo è proprio questo: aprirsi a Dio.
Di fronte a tutto il male che vediamo presente nel mondo e nella Chiesa, dove è attecchita questa mentalità materialistica, Medjugorje rappresenta l’ annuncio di Dio, l’iniziativa di Dio, il richiamo al fatto fondamentale cioè a Cristo, alla Redenzione, a tutto il Mistero della Sua morte e risurrezione. La Vergine è venuta infatti a richiamare tutto il mistero di Dio. E’ come 2000 anni fa, quando l’Angelo del Signore portò l’Annuncio a Maria: l’iniziativa di Dio si rende nuovamente presente nella storia dell’uomo. Medjugorje è una grazia che ci richiama con urgenza la possibilità di una salvezza per ciascuno di noi, che Dio non ci ha dimenticati. E gli stessi segreti appaiono avvenimenti condizionati (“se non vi convertirete..”) e il fatto che saranno rivelati tre giorni prima che accadano è un’ulteriore espressione della Misericordia di Dio che anche nel castigo che ci saremo meritati non viene mai meno.
Medjugorje ancora ci vuole rendere edotti della Vittoria che Cristo ha conseguito sulla morte e sul peccato, cioè satana, ed è tutta una pedagogia perché ciascuno, attraverso la preghiera e il digiuno, si opponga al principe delle tenebre. Perciò le categorie fondamentali che Maria richiama ad ogni apparizione sono: la conversione, la penitenza e la preghiera, cioè tutta una vita completamente cristiana.
Cristo ha già vinto il male e la morte, Maria ha già schiacciato il capo al serpente ma noi non abbiamo ancora vinto: allora anche ciascuno di noi deve entrare urgentemente – sottolinea la Madonna – in questa lotta personale contro il male che vuole distruggere la nostra vita.
Bisogna allora convertirsi dagli idoli, iniziando una vita quotidiana di preghiera, la preghiera senza sosta (“pregate sempre” diceva Gesù), la preghiera del cuore.
Giovanni Paolo II nella sua enciclica sullo Spirito Santo scriveva: “In molte comunità matura la consapevolezza che l’uomo è minacciato… Intere Comunità, quasi guidate dallo Spirito Santo, cercano la forza per risollevare l’uomo e così scoprono la preghiera, nella quale si manifesta lo Spirito che viene incontro alla nostra debolezza.”
Gi uomini devono riscoprire la radicale povertà della propria vita e chiedere la vita dello Spirito attraverso la preghiera, la vita sacramentale e la comunione fraterna. E con la preghiera la Vergine raccomanda continuamente il digiuno, cioè il distacco da tutto ciò che riempie di preoccupazioni la nostra vita, compreso il cibo. Per cibarsi di Dio! “L’uomo non capisce che per seguire Dio deve lasciare tutto, proprio tutto” dice in un suo messaggio. E’ indispensabile allora la pratica del digiuno dal peccato, ma anche dal mangiare… “Alcuni demoni – dice il Signore nel Vangelo – si vincono solo con la preghiera e con il digiuno.”
Se Medjugorje è allora il richiamo alla presenza di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo nella vita di ciascuno, e per questo tanta gente va a Medjugorje, dove possono incontrare persone che vedono Dio adesso, per constatare e vivere l’attualità del mistero di Dio che si manifesta, se è richiamo all’urgenza di combattere satana nella propria vita, la Madonna dice agli eletti (e ogni battezzato è un eletto), dice a noi : tu entrando in lotta contro satana, cominciando un cammino di purificazione, devi offrirti come vittima. E se per vivere questo senti l’urgenza di creare condizioni nuove nella tua vita, devi darti da fare per crearle: se il tuo lavoro ti è di impedimento devi, al limite, lasciarlo pur di crescere in questa vita spirituale cui la Madonna ti chiama.
La conversione non è la decisione di un momento, è un cammino, sempre lungo e faticoso, che ha bisogno di tempo. E la Madonna ci vuole sostenere, accompagnare, essere di aiuto in questo cammino e lo fa da 36 anni perché sa benissimo che abbiamo bisogno di tempo, di tanto tempo. Un cammino di rinnovamento totale: è questo che vuole la Madonna da ciascuno di noi. “ Se uno è in Cristo è una creatura nuova: le cose vecchie sono passate, ecco, ne sono nate di nuove” ( II Cor. 5, 14-17). Nei Suoi messaggi è come se ci mostrasse una palingenesi totale, una rigenerazione nuova di tutta l’umanità, per liberarsi da quella distruzione in cui siamo immersi. Per questo ci dice: “ consacratevi al mio Cuore Immacolato!” E’ questo cuore infatti che ci conserva nella vita, quella vera. “ Ogni cristiano dovrebbe affidarsi a Maria, affidamento iniziato col testamento del Redentore sul Golgota” scrive Giovanni Paolo II nella sua enciclica dedicata a Maria. E come Giovanni “la prese con sé”, anche noi dobbiamo prendere tra le nostre cose più care Colei che è la migliore conoscitrice del cuore di Cristo, perché possiamo comprendere l’urgenza della conversione a cui tutti siamo chiamati.
Ma perché allora persistono in molti tanti dubbi su Medjugorje?
La posizione del vescovo di Mostar, favorevole all’inizio, si è inspiegabilmente trasformata in un’avversione totale. Il popolo cristiano ha reagito molto diversamente: dopo un iniziale scetticismo è aumentato sempre più il numero di quanti riconoscono nei messaggi della Madonna un autentico richiamo alla conversione per la Chiesa e per il mondo. Così Medjugorje è diventata anno dopo anno luogo di preghiera e di Fede per milioni di persone Contemporaneamente è cresciuta l’opposizione a Medjugorje.
Perché il Vescovo del luogo mantiene una posizione riservata e negativa?
Perchè appaiono tanti articoli e libri che avversano Medjugorje?
Gli inizi sono stati difficili per tutti tranne che per i veggenti, che mai sono venuti meno nel testimoniare quanto era cominciato per loro quel 24 giugno del 1981. Accurate e lunghe siano state le valutazioni medico- scientifiche su di loro, in un arco di tempo che va dal 1984 al 2005, concluse con il riconoscimento della normalità mentale e psicologica degli interessati, con il riconoscimento dello stato di ”estasi” durante le apparizioni, e con l’esclusione di ogni forma di inganno documentabile da parte dei veggenti stessi. D’altra parte la scienza da sola come tale non può né dimostrare né contestare che la Madonna appaia o meno ai veggenti, così come non si sarebbe potuta registrare la Risurrezione di Cristo con strumenti scientifici o telecamere anche stando a fianco delle guardie romane presso il sepolcro di Gesù.
Si può dire però che i veggenti anche dopo 36 anni sono fisicamente e psichicamente sani e vivono un’esperienza profondamente coinvolgente, che supera ogni limite umano e che fino ad oggi ha operato in loro in modo intenso e non può essere eliminata dalla loro biografia, Per i veggenti questo è un tesoro sacro.
Anche se alcuni critici osservano che i veggenti non avrebbero dato piena prova della verità delle apparizioni e che neppure i frati della parrocchia, i teologi e i vescovi che si sono espressi in favore di Medjugorje sarebbero riusciti a dimostrare che i sei ragazzi non mentono, questa non è, a mio avviso, una buona argomentazione per confutare i fatti di Medjugorje.
Il Vangelo testimonia come Gesù stesso, di fronte a Pilato, non sia riuscito a convincerlo della “verità”( Gv 18,3), sebbene fosse ben consapevole di essere lui stesso “la Via, la Verità e la Vita” e che “chiunque resta fedele alla sua parola troverà la verità” (Gv 8,32). Eppure non si è neppure sforzato di dimostrare alcunché a chi lo giudicava. E nemmeno ai farisei , poco prima, aveva dato alcun “segno dal Cielo”, sebbene essi lo avessero preteso come prova di verità.
In seguito gli evangelisti quando hanno scritto di Gesù Cristo non hanno raccontato la “verità” della sua vita ma hanno voluto testimoniare un’unica verità, e cioè che egli è il Salvatore: per questa verità sono stati pronti a sopportare tutto, addirittura la morte. E nonostante le durissime persecuzioni dei primi secoli il Cristianesimo si è aperto la strada con la forza di questa testimonianza di Verità. Lo stesso si può dire di Medjugorje 36 anni dopo gli inizi: anche offuscata dall’accusa di inganno e menzogne Medjugorje testimonia con forza l’opera misericordiosa di Dio che, grazie a Dio, molti riconoscono.
D’altra parte gli stessi teologi non possono far finta di niente di fronte ad un fenomeno che scaturisce ed opera in seno alla Chiesa, un fenomeno che ha nella croce di Cristo, nell’annuncio della sua morte per i nostri peccati e della sua risurrezione per la nostra giustificazione, e quindi nella riproposizione oggi del kerigma, cioè dell’annuncio che Cristo è il Signore, la forza propulsiva per la rievangelizzazione dell’umanità all’inizio del terzo millennio cristiano.
Certamente la fede della Chiesa ha colto la portata straordinaria dell’ evento Medjugorje: l’apparente ritardo dell’Istituzione Chiesa, dettato dai vincoli del Codice di Diritto Canonico che impedisce il riconoscimento della soprannaturalità di ogni manifestazione di questo tipo prima del concludersi dell’evento stesso, non vuole né può impedire che la coscienza dei suoi figli, illuminata dallo Spirito Santo, anticipi nei cuori l’accoglimento di questa teofania divina che invoca urgentemente il recepimento del messaggio fondamentale che è esattamente lo stesso per cui Cristo è venuto fra noi incarnandosi e che la Chiesa, Suo corpo oggi, ripropone alla storia: solo nella croce di Cristo c’è salvezza per l’uomo.
Da parte nostra non dobbiamo aspettarci chissà cosa: sappiamo dalla teologia che ciascun fedele possiede lo Spirito che è Spirito di Verità, e che se apriamo il cuore allo Spirito Santo possiamo incontrare la Verità. Per questo tutti noi abbiamo una grande responsabilità di fronte a Dio per la grazia che ci è stata data, come dice San Giovanni nel suo Vangelo: “Voi che avete incontrato la Verità avete molta più responsabilità”.
D’altra parte è impressionante la concordanza delle prove e dei pareri favorevoli all’autenticità del fenomeno Medjugorje, considerando l’insieme degli esperimenti teologici, sociologici e medico-scientifici sui veggenti condotti da parte di team di scienziati francesi, italiani e austriaci. Secondo il teologo e mariologo prof. René Laurenten, il massimo studioso di Lourdes, per le apparizioni di Medjugorje ci sono prove di autenticità più forti di quelle di Lourdes, che sono state riconosciute dalla Chiesa
Eppure molti cristiani e anche alcuni teologi parlano di Dio come se sapessero tutto di Lui, come se Dio non avesse più segreti per loro, convinti che Egli sia sempre dalla loro parte, non implicato in un evento così anomalo come appare loro Medjugorje per la durata, le modalità delle apparizioni, il comportamento dei veggenti, che si sono tutti sposati con figli anziché ritirarsi in qualche convento… E non si rendono conto che in questo modo contribuiscono all’impoverimento del concetto di Dio, lo privano della sua solennità e del Suo Mistero di cui parla tutta la Bibbia.
D’altro canto nel nostro tempo siamo testimoni del fatto che si parla sempre di più dell’assenza di Dio. Molti sono coloro che non vedono nel mondo i segni dell’opera di Dio, che non sono capaci di riconoscerli. Per alcuni quindi Dio è conosciuto troppo bene, per altri è assente. In realtà né in un caso né nell’altro Lo si prende seriamente, perché non si tiene conto dell’eventualità del suo operato che è sempre sorprendente e diverso da ogni umana immaginazione.
Tutta la Bibbia testimonia che Dio non può diventare un oggetto del sapere umano e tanto meno può restare a sua disposizione. Nonostante le immense opere che compie nella storia dell’umanità, Egli resta un Mistero impenetrabile, che l’uomo deve sempre ricercare umilmente. Nessuno può avere il monopolio della conoscenza di Dio né gareggiare con qualcuno appellandosi a Dio, e ancor meno possiamo trattare Dio con indifferenza
“ Se vogliamo conoscere Dio – ci sei o no? – rendendolo oggetto della nostra sperimentazione –scriveva il Card. Ratzinger in “Dio e il Mondo” – allora siamo su un terreno in cui non possiamo trovarlo”. L’uomo può sfiorare la magnificenza e la soprannaturalità di Dio solamente nell’umile ascolto. Dio si affida all’uomo come Mistero, come segreto, sempre in un’esperienza mistica di preghiera, nella disponibilità ad ascoltare la sua voce.
Il grande ruolo di Medjugorje sembrerebbe stare proprio in questo.
Nella Chiesa moderna, in molti hanno trascurato proprio questo aspetto così importante dell’incontro con Dio. Medjugorje si pone come una scuola di preghiera e di profonda esperienza di Fede. In un tempo in cui purtroppo nella teologia e nella stessa Chiesa si è fatta strada la dottrina del futile, Medugorje riporta al centro della vita cristiana ciò che è veramente importante: la Croce di Cristo, la Sua morte e la Sua Risurrezione, la Sua presenza viva oggi nella Chiesa e in ciascuno di noi mediante il Suo Spirito. Ed è per me questo il segno più forte della sua autenticità.
Mentre nei primi secoli del cristianesimo l’aspetto istituzionale, quello intellettuale e quello mistico avevano trovato un giusto equilibrio in santi vescovi come Agostino, Ambrogio e Carlo Borromeo, nella Chiesa cristiana di oggi questo rapporto si è profondamente infranto e l’elemento mistico viene soffocato e resta inosservato.
La mistica viene esiliata e tuttavia molti ne sentono il bisogno e la cercano.
Secondo l’opinione di moltissimi teologi che si sono accostati ai fatti dell’Erzegovina con libertà e senza preconcetti, Medjugorje, per spiritualità e devozione, apre la via del ritorno proprio a questa dimensione mistica della fede cristiana. L’istituzione della Chiesa in alcuni casi si è irrigidita , ha perso vitalità, e l’intelletto, senza esperienza mistica, diviene superbo, talvolta arrogante. Il saggio consiglio di Paolo” Non spegnete lo Spirito! Non disprezzate le profezie! Esaminate ogni cosa e tenete ciò che è buono!” sembrerebbe oggi per molti incomprensibile dal momento che manca spesso l’esperienza dello Spirito e della parola profetica.
E’ interessante notare come il numero delle apparizioni mariane si sia sempre accresciuto durante lo sviluppo della storia della Chiesa, anche nel nascondimento e nella segretezza e come esse, ovunque si siano verificate, abbiano sempre rinfocolato la fiamma della vita spirituale. Proprio per questo le apparizioni sono una delle teologie più alte dell’età moderna. Karl Rahner le inserisce nell’ambito della dimensione mistica e vede in esse un impulso molto forte e positivo nella vita impoverita della Chiesa in un dato periodo storico. “ Le rivelazioni private devono essere nella loro essenza un imperativo di come il cristianesimo debba operare in una determinata situazione storica.” (Visioni e profezie, ed. Vita e Pensiero).
In tutta la storia della salvezza Dio ha cercato e stabilito la comunicazione, il collegamento con la sua creatura con l’aiuto di apparizioni e visioni. Questa forma di comunicazione è adeguata alla struttura fisico-spirituale dell’uomo anche in epoca di razionalismo e di avanzate tecnologie. Possiamo interpretare il fenomeno Medjugorje nell’uno o nell’altro modo, ma l’onestà intellettuale ci impone di interessarci alla “verità” di questo evento alla luce della rivelazione, della mistica, delle esperienze soprannaturali e anche alla luce di tante altre esperienze simili, in altre circostanze o in altre comunità di fede o altre religioni.
Se Dio ha parlato durante tutta la storia dell’umanità perché oggi dovremmo essere esclusi da un tale metodo di comunicazione, in cui lo Spirito Santo, per le tante necessità e i tanti bisogni del mondo attuale, si serve delle apparizioni e delle visioni? Ne dovremmo trarre con S. Paolo la già citata ammonizione: “ Non spegnete lo Spirito! Non disprezzate le profezie! Esaminate ogni cosa e tenete cio’ che è buono” ( 1 TS 5, 19-21).
In un tempo in cui il Cristianesimo è stato messo a nudo dal razionalismo e l’esperienza cristiana si è quasi completamente inaridita, Medjugorje è un grido che invoca l’esperienza mistica, il riposizionamento di Dio nel centro della vita. Gli uomini che cercano Dio con sincerità l’hanno capito e per questo Medjugorje, nonostante le resistenze e le opposizioni, è riconosciuto come luogo della presenza di Dio vicino all’uomo e di conseguenza luogo di raduno e di rinnovamento della Chiesa.
Sono trascorsi ben 27 anni dalla “ Dichiarazione di Zara” del maggio 1991 con la quale la Congregazione della Fede ha sancito l’inizio del “tempum ad experimentum” previsto dalle procedure proprie per l’eventuale riconoscimento di fenomeni del tipo di quelli che a Medjugorje avvengono ogni giorno. Questi anni sono sufficienti per vedere che a Medjugorje non c’è alcuno scostamento dalla dottrina della Chiesa e dalla sua prassi. La Chiesa non ha mai dovuto intervenire per qualcosa di eretico, di scismatico o per qualcos’altro che fosse contrario alla dottrina cattolica. Le preghiere e le funzioni celebrate ogni giorno dal 1981 sono fino in fondo cristologiche, mariane, eucaristiche, sacramentali. Sono in totale accordo con le norme ecclesiastiche.
E’ impossibile asserire che i frutti di Medjugorje nella Chiesa siano solo frutto della intensa preghiera e della prassi sacramentale. Sarebbe un circolo vizioso. Anche in altri luoghi di pellegrinaggio nella Chiesa mondiale ci sono la preghiera e la prassi sacramentale, ma ciononostante mancano quei frutti e quelle ripercussioni che osserviamo ogni giorno a Medjugorje. E’ chiaro che Preghiera e Sacramenti portano ricchi frutti in tutta la Chiesa e nel mondo: ma perchè le persone sentono il bisogno di recarsi proprio a Medjugorje, in questo luogo sperduto e ancora oggi poco servito dai mezzi di comunicazione, per imparare a pregare, per convertirsi, per fare proprio qui un’esperienza concreta di Dio e di Fede per poi riportare a casa i frutti di Medjugorje, darne testimonianza e diventare missionari?
E non mancano guarigioni inspiegabili, istantanee, oggi come nei primi giorni, da malattie invalidanti e talora mortali anche se la mancanza di un vero e proprio centro di raccolta dei dati di queste guarigioni fisiche impedisce di stabilirne un numero anche approssimativo che è comunque elevato. Anch’io ho avuto la grazia di constatare con un mio giovanissimo paziente una guarigione scientificamente inspiegabile a Medjugorje, un’ulteriore conferma, per la mia fede, qualche mese dopo quel mio primo viaggio.
Mi trovavo infatti in Ospedale un pomeriggio in cui giunse alla mia osservazione un ragazzino di 12 anni che, dal mattino, urinava copiosamente sangue vivo. Bastarono pochi esami per portare il ragazzo quella sera stessa al tavolo operatorio per un enorme tumore del rene sinistro. Il rene venne asportato, ma il quadro era molto più grave del previsto: c’erano enormi metastasi inasportabili, tutt’attorno all’aorta, che non lasciavano dubbi circa la prognosi infausta nel giro di pochi mesi. Diedi ai genitori la terribile notizia, escludendo la possibilità di ogni terapia ulteriore in grado di influenzare positivamente l’evoluzione fatale del male, incontrando la ferma volontà di sperare, contro ogni speranza, dettata dalla fede di quei genitori. Il ragazzo era, fra l’altro, allievo da qualche tempo del Seminario di Seveso, dove si preparava ad approfondire una possibile vocazione al sacerdozio. Segnato com’ero dall’esperienza di Medjugorje, non seppi trattenermi dall’indicare l’aiuto che poteva venire, per quella famiglia, dalla preghiera nel luogo scelto dalla Madre di Dio per parlare agli uomini del nostro tempo.
Poche settimane più tardi, alla vigilia della festa dell’Immacolata, mentre nevicava allegramente, il papà del ragazzo operato venne a chiedermi particolari sul percorso da compiere per raggiungere Medjugorje, allora assente dalle cartine stradali della ex Jugoslavia. Tutta la famiglia sarebbe partita il mattino seguente, di buon’ora, per raggiungere la meta indicata a bordo di una vecchia “Giulietta” . Ragguagliati sul percorso, messi in guardia sullo stato delle strade jugoslave di allora, e con un biglietto che scrissi a un sacerdote del luogo, in cui accennavo al caso, chiedendo di ammettere, se appena possibile, il ragazzo nella stanza delle apparizioni, giunsero a destinazione e il ragazzo poté in effetti assistere ad una apparizione ai veggenti della Regina della Pace.
Non ho avuto notizia di sensazioni particolari avvertite durante quei momenti così intensi e particolarmente emozionanti per quel ragazzo. Sta di fatto che i successivi controlli clinici effettuati furono da subito negativi, senza che fosse stata fatta alcuna terapia, oltre l’intervento chirurgico che era stato necessariamente incompleto. Gli anni sono trascorsi in perfetta salute, il ragazzo è diventato uomo e ha chiarito la sua vocazione che l’ha portato a divenire ingegnere, sposo e padre di famiglia. La Madonna aveva ottenuto dal Figlio, quella sera a Medjugorje, la guarigione impetrata da due genitori pieni di Fede.
Le guarigioni esteriori sono sempre la manifestazioni di guarigioni interiori di ben maggiore importanza! Non per nulla Medjugorje è stata definita “il confessionale del mondo” e lo stesso papa Giovanni Paolo II, incontrando Mirjana, una delle veggenti di Medjugorje, ebbe a dire che se non fosse stato Papa già sarebbe stato a confessare in questo luogo di immense grazie, dove il cielo si è aperto e ogni giorno si apre consentendo questo incontro ravvicinato fra la Madre di Dio e i veggenti.
Constatando che i pellegrinaggi a Medjugorje non tendono a ridursi, ma stanno continuamente aumentando (basti pensare ai 55000 fedeli di ogni razza e nazione con oltre 600 sacerdoti che si sono ritrovati anche quest’anno, dall’1 al 6 agosto, per l’annuale “Festival dei giovani”), e che sono ormai oltre 30 milioni i pellegrini che hanno raggiunto in questi anni il paesino dell’Erzegovina, sembra sempre più necessario uscire dalla posizione di ostinata negazione, di costante opposizione o indifferente osservazione, nonchè dal persistente silenzio della stampa ecclesiastica, quando gli stessi media, se non altro per fare “audience” in coincidenza con la conversione di un giornalista noto come Paolo Brosio, hanno ultimamente riservato spazi importanti al “fenomeno” Medjugorje, anche se trattato prevalentemente con estrema superficialità.
E’ evidente che tutta questa resistenza, tutto questo negare e passare sotto silenzio , non trovano il minimo consenso tra i fedeli, tanto più in questo momento allorchè dal vescovo locale sono state emanate disposizioni ancora più severe rispetto agli incontri dei veggenti con i pellegrini e mentre la stessa attività dei frati è seguita con un certo sospetto.
I fedeli dal canto loro sono guidati dalla voce interiore della coscienza e dall’esperienza della Fede. Sono pienamente convinto che l’Autore di tutto ciò è lo Spirito Santo e mi chiedo perché anche qui, dopo 36 anni di ininterrotte apparizioni di Maria, non si possa applicare il principio teologico del “sensus fidei fidelium” o del “consensus fidelium”, cioè del senso della fede e del consenso dei fedeli, come troviamo nei documenti conciliari e post conciliari e nelle dichiarazioni dei Pontefici.
Medjugorje è da tempo un fenomeno mondiale, i frutti sono visibili ovunque, in tutti i continenti. La Costituzione conciliare Lumen Gentium dice chiaramente: “ Questi carismi, dai più straordinari a quelli più semplici e più largamente diffusi, vanno accolti con gratitudine e consolazione ( LG 12,2) E il decreto conciliare sull’apostolato dei laici dice ancora più esplicitamente “Dall’aver ricevuto tali carismi, anche i più semplici, sorge per ogni credente il diritto e il dovere di esercitarli per il bene degli uomini e l’edificazione della Chiesa, sia nella Chiesa stessa che nel mondo, con la libertà dello Spirito Santo” (Apostolicam Actuositatem 3,3)
Dopo 36 anni di apparizioni e di messaggi mariani sembra evidente che a Medjugorje si possa parlare di carisma profetico, di rivelazione profetica, di quel richiamo alla conversione che troviamo in tutti i fenomeni simili nella storia della Chiesa.
E’ evidente che la Chiesa orante qui ha riconosciuto la volontà di Dio e la presenza di Maria, e di questo ha parlato anche Giovanni Paolo II nell’omelia tenuta a Zara il lunedì di Pentecoste del 2003. In tale occasione ha espressamente menzionato il “sensus fidei fidelium” cioè il senso della fede dei credenti. Moltissimi gruppi di preghiera sorgono in tutto il mondo come frutto degli eventi di Medjugorje e portano in sé il segno dell’autenticità e della credibilità, facendo vivere una nuova primavera alla Chiesa intera.
Questo fenomeno ha coinvolto anche il nucleo, il cuore della Chiesa, e per questo ha un peso ben maggiore, per esempio, di una normale beatificazione di un servo di Dio. Ora, se in una beatificazione viene chiesto il parere del popolo di Dio c’è da chiedersi perché non si potrebbe anche qui procedere in un modo simile, soprattutto considerando gli effetti della presenza di Maria in singoli luoghi, in particolari esperienze e miracoli che singoli individui hanno vissuto personalmente proprio a Medjugorje e grazie a Medjugorje.
Per questo attendiamo con ansia le conclusioni della nuova commissione internazionale che nel marzo 2010 Papa Benedetto XVI ha insediato per giungere a nuove determinazioni riguardo il caso Medjugorje. Come Antonello De Giorgio, mi ritengo veramente privilegiato per avere potuto sperimentare direttamente cose così belle e per aver avuto personalmente segni così tangibili della presenza di Maria a Medjugorje. Per questo ci sono tornato più volte all’anno e non ho potuto fare a meno di accompagnarvi, negli anni, centinaia e centinaia di pellegrini, cercando di far loro gustare la grandezza della loro chiamata.
Ma soprattutto, in questi ultimi trentatre anni, ho capito che accogliere i fenomeni, i “segni”, le apparizioni e i miracoli non equivale ad accogliere la Madonna come Ella ci chiede, cioè come la Madre di Dio. Ho capito che i fenomeni, i segni, sono le grazie per partire, mentre la strada per raggiungere Dio è molto lunga e prevede che, in ciascuno di noi, tutto il nostro essere si risvegli e cammini per tendere al raggiungimento di quella contemplazione di Dio, che è “vedere Dio così com’è” come dice l’apostolo S. Giovanni e il cui frutto è l’Amore Universale che tutto muove e che tutto può, di cui parla S. Paolo nella lettera ai Corinzi.
I veggenti non possono vedere o toccare la Madonna per noi, essendo una grazia particolare riservata a loro, ma è pur vero che tutti noi siamo chiamati a vedere Dio e Sua Madre . Accogliere Maria nella nostra vita come la Madre di Dio vuol dire accettare che Ella diventi la Madre della nostra Vita. Vuol dire accogliere la Maternità di Dio dentro di noi , Dio presente in una Madre, per essere generati da Lei come figli liberi, maturi, completi, ciascuno nella propria originalità.
Al di fuori di questo rapporto vitale con Maria, non è possibile capire il significato del richiamo costante, da Fatima a Medjugorje, alla consacrazione di ciascuno al Suo cuore immacolato. A noi è chiesta una risposta integra, piena, per ricevere la pienezza: strada lunga, difficile che tutti siamo chiamati a fare come pellegrini della Fede, come ha fatto Maria che è stata la Pellegrina della Fede per eccellenza ( v. Giovanni Paolo II nell’Enciclica “Mulieris dignitatem”) , discepola umile e fedele per tutta la vita del Figlio Suo Gesù.
Per aiutarci passo dopo passo in questo cammino, l’Immacolata è al nostro fianco da 36 anni. Attraverso il Suo Cuore veniamo introdotti nel cuore di Cristo che nessuno conosce meglio di Lei. Ogni preghiera rivolta a Lei è destinata a non rimanere senza risposta: entrare in questo rapporto vitale con Lei vuol dire diventare capaci di cogliere questa risposta. Allora diventeremo tutti veggenti nella nostra originalità e Dio chiarirà dentro ciascuno di noi il Mistero della nostra vita.
In questo cammino, che è un combattimento continuo dentro di noi contro le forze del male, solo Maria ci può aiutare a maturare la capacità di offrire a Dio la nostra vita, abbandonandoci completamente a Lui, alla Sua Grazia, al Suo Amore, che è la meta a cui vuole condurci, come ci dice in uno dei Suoi Messaggi più belli, quello del 25 febbraio 1988, che spiega, più di tanti altri, la ragione di questa Sua visita così lunga, che tutti peraltro vorremmo non finisse mai: “Cari figli, anche oggi desidero invitarvi alla preghiera e all’abbandono totale a Dio. Sapete che vi amo e per amore vengo qui per mostrarvi la strada della pace e della salvezza delle vostre anime. Desidero che mi obbediate e non permettiate a satana di sedurvi. Cari figli, satana è forte, e per questo chiedo le vostre preghiere e che me le offriate per quelli che stanno sotto il suo influsso, perché si salvino. Testimoniate con la vostra vita. Sacrificate le vostre vite per la salvezza del mondo. Io sono con voi e vi ringrazio. Poi, nel cielo, riceverete dal Padre la ricompensa che vi ha promesso. Perciò, figliuoli, non abbiate paura. Se pregate, satana non può intralciarvi minimamente, perché voi siete figli di Dio e Lui tiene il Suo sguardo su di voi. Pregate! La corona del rosario sia sempre nelle vostre mani, come segno per satana che appartenete a me. Grazie per aver risposto alla mia chiamata.”
Nel primo messaggio dell’anno, alla Parrocchia di Medjugorje e a tutti gli uomini di buona volontà, il 25 gennaio 2015, la Madonna ci ha detto: “Cari figli! Anche oggi sono con voi e vi guardo, vi benedico e non perdo la speranza che questo mondo cambierà in bene e che la pace regnerà nei cuori degli uomini. La gioia regnerà nel mondo perché vi siete aperti alla mia chiamata e all’amore di Dio. Lo Spirito Santo cambia la moltitudine di coloro che hanno detto sì. Perciò desidero dirvi: grazie per aver risposto alla mia chiamata.”
La Madonna ha voluto ribadire che la Sua chiamata è all’Amore di Dio. Tutti, nessun uomo escluso, siamo chiamati a sperimentare questo Amore che ha avuto il suo vertice nell’immolazione sulla croce del Suo Figlio Gesù. Aprirsi a questo Amore misericordioso cambia il cuore degli uomini e li apre alla gioia e alla pace. La bellissima notizia che la Vergine ci ha dato il 25 gennaio è che la gioia regnerà nel mondo, e questa è una certezza, non un augurio, perché lo Spirito Santo ha operato e opera nella moltitudine di coloro che hanno creduto al messaggio di pace portato dalla Vergine a Medjugorje cambiando il loro cuore come profetizzato da Ezechiele (36, 26-27): “..vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio Spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei statuti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi.” L’esercito degli Apostoli di Maria è pronto. La vittoria della Regina della Pace è certa e molto presto il mondo conoscerà il trionfo del Suo Cuore Immacolato. Il “tempo di primavera” di cui parla Maria a Medjugorje, che inizierà dopo la grande tribolazione prevista nei 10 segreti, potrebbe essere quello del Regno di Cristo su questa terra di cui parla l’Apocalisse nel capitolo 20. I ”cieli nuovi e la terra nuova” coincidono probabilmente con questo tempo nuovo che è una certezza. Beato chi vi potrà entrare.
Antonello tutto questo lo sa e lo porta nel suo cuore. Ma adesso non è più solo una convinzione di Fede: questa fede che è stata provata sul crogiolo della sofferenza è divenuta certezza granitica e insieme con lui possiamo guardare avanti senza paura preoccupati solo di saper spalancare continuamente le porte del nostro cuore a Cristo per prepararGli un’accoglienza degna.
di Giancarlo Comeri (2011) prefazione al libro” Non sono ancora una foto sopra una lapide” aggiornata e riveduta nel 2018.